“Mio padre mi sta rovinando la vita. Non posso uscire, non posso guidare e c’è una cosa di me che non sa… Vivo circondato da persone omofobe e brutte. Non mi fanno uscire, non mi fanno prendere la patente, non mi incoraggiano. Sin da piccolo sono stato emarginato da tutti, bullizzato a scuola per il mio fisico. Sono un ragazzo molto magro e per questo tutti mi hanno sempre preso in giro. Adesso sono cresciuto e vado all’università. I miei non mi sostengono in niente. È stata una lotta scegliere il corso di laurea che mi piaceva di più… i miei avrebbero voluto ingegneria o medicina ma io non ci sono portato per niente. Ora vivo in un paesino. Tutti i giorni prendo l’autobus per andare a studiare e poi torno a casa. La mia vita è tutta qui. Volevo uscire con una persona stasera ma i miei sono persone orribili e dicono che non è una brava persona. Dalla chat capirete perché lo dicono. La cosa triste sapete qual è?? Che io sono come lei… sono come questa persona… ma vorrei annientarmi perché la mia vita è inutile …”
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Un giovane universitario esprime un profondo senso di frustrazione e disperazione riguardo alla situazione familiare e sociale in cui si trova. Cresciuto in un ambiente omofobo e oppressivo, si è sentito emarginato sin dalla giovinezza, in particolare a scuola, dove è stato oggetto di bullismo per il suo aspetto fisico. La sua vita quotidiana è fortemente limitata dai genitori, che controllano aspetti significativi della sua esistenza, come le uscite e la possibilità di guidare, e che non lo sostengono nelle sue scelte personali e accademiche.
Il giovane descrive come anche la scelta del corso di laurea sia stata fonte di conflitto, con i genitori che avrebbero preferito vederci intraprendere percorsi più tradizionali come ingegneria o medicina, invece del campo di studi che lui ha appassionatamente scelto. Questa mancanza di sostegno si estende anche alle sue relazioni personali, con i genitori che disapprovano le persone con cui vorrebbe uscire, basandosi su pregiudizi e convinzioni personali.
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