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Nella cultura giapponese, il termine yūgen rappresenta un concetto profondo e difficile da tradurre, legato all’idea di mistero, bellezza nascosta e meraviglia silenziosa. Composto dai caratteri “Yū”, che significa oscuro o difficile da vedere, e “Gen”, che richiama il colore profondo e tranquillo dell’universo, yūgen descrive un sentimento che va oltre le parole e che si sperimenta solo attraverso l’esperienza diretta.
Il fascino dello yūgen risiede proprio nella sua natura indefinibile. Non si tratta di qualcosa di esplicito o visibile, ma piuttosto di una sensazione che sorge quando ci troviamo di fronte a qualcosa di così vasto e profondo da sfuggire alla comprensione logica. È il brivido che si prova osservando il cielo stellato in una notte limpida, consapevoli che la luce che vediamo ha viaggiato per miliardi di chilometri prima di raggiungerci. È il senso di mistero che ci avvolge quando guardiamo le nuvole all’orizzonte o seguiamo con lo sguardo il volo di un uccello che si perde tra i rami di un albero.
Lo yūgen è un concetto profondamente radicato nella filosofia e nell’arte giapponese. Il drammaturgo Zeami Motokiyo, vissuto tra il XIV e il XV secolo, lo descrive attraverso immagini poetiche come il sole che tramonta dietro una collina fiorita o il volo degli uccelli tra le nuvole. Anche il filosofo britannico Alan Watts, noto per la sua divulgazione del pensiero orientale, ha cercato di spiegare questa sensazione attraverso immagini evocative, come il cammino lungo un sentiero di pini accanto a un ruscello, senza sapere esattamente dove porterà.
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In un’epoca in cui tutto deve essere analizzato e razionalizzato, lo yūgen ci invita a riscoprire il fascino dell’ignoto e la bellezza delle cose non dette. È l’emozione di camminare lungo un sentiero sconosciuto senza una meta precisa, di lasciarsi sorprendere dal fluire del tempo senza la necessità di un perché. Per vivere davvero lo yūgen, bisogna allenare la capacità di immaginare oltre l’apparenza, accettare il mistero senza cercare sempre una spiegazione e lasciarsi trasportare dalle emozioni che sorgono spontaneamente. È un invito a guardare il mondo con occhi nuovi, riscoprendo la profondità e la poesia che si nascondono nelle piccole cose della vita quotidiana.
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