Quando la maggior parte di noi pensa a Winnie the Pooh, pensiamo a una storia d’infanzia innocente su un bambino e i suoi fedeli amici animali. Ma quando la dottoressa Sarah Shea e un team di colleghi pediatri hanno presentato una “diagnosi” per i personaggi di A.A. Milne in un articolo di giornale per l’Associazione Medica Canadese, sono rimasti sbalorditi dalla risposta del pubblico.
L’articolo, intitolato “Pathology in the Hundred Acre Wood: a neurodevelopmental perspective on A.A. Milne” era, secondo Shea, destinato a mettere in discussione il concetto stesso di diagnosticare ed etichettare gli altri. Tuttavia, in molti hanno attinto a una serie di verità piuttosto evidenti su alcuni dei personaggi più amati al mondo. Ecco i disturbi mentali che Shea e i suoi colleghi hanno associato ad ogni personaggio di Winnie the Pooh.
Partiamo dal caso più eclatante: il tenero e costantemente triste asinello Ih-Oh. Il suo comportamento esemplifica una grave depressione, più specificamente, la distimia cronica. Il povero Ih-Oh rimane in uno stato perpetuo di tristezza e depressione e, anche quando accadono cose buone, è destinato a provocare un “effetto deprimente“.
Purtroppo, i medici non hanno informazioni sufficienti per affermare definitivamente se la condizione di Ih-Oh è “come una depressione ereditaria, endogena, o se qualche trauma precoce ha contribuito al suo negativismo cronico”.
L’orsetto Pooh, invece, ha un certo numero di disturbi che si verificano allo stesso tempo. “Il più eclatante è il suo disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) del sottotipo disattento, esposto nei suoi pensieri sparsi e disordinati, osservazioni casuali e dimenticanza. Come ricercatori, abbiamo avuto qualche dibattito sulla possibilità che Pooh potesse anche dimostrare una significativa impulsività, come testimoniato, per esempio, dal suo tentativo, mal pensato, di ottenere il miele mascherandosi come una nuvola di pioggia”, hanno sostenuto i ricercatori.
Inoltre, i suoi “comportamenti di conteggio ripetitivi” hanno dato ragione ai ricercatori di credere che abbia anche un disturbo ossessivo compulsivo. Sul web è stata anche analizzata l’obesità di Pooh, legata direttamente alla sua ossessione per il miele. Non sa quando fermarsi. Il suo aumento di peso gli causa molto imbarazzo, ma non gli impedisce mai di abbuffarsi con il prossimo vaso di miele che incontra. Potrebbe anche mangiare troppo a causa della sua bassa autostima.
Tappo, a quanto pare, è un narcisista: “notiamo la sua tendenza ad essere straordinariamente importante e la sua strana credenza di avere moltissime relazioni e amicizie. Sembra avere un bisogno imperativo di organizzare gli altri, spesso contro la loro volontà”. Il coniglio deve avere ogni singola cosa organizzata in ogni momento. La sua energia nervosa si spende a contare, raccontare, organizzare e riordinare tutto e tutti nella sua vita, con grande fastidio per i suoi amici. Ogni volta che qualcosa è in disordine, Tappo si arrabbia. Tutto il suo mondo è un disturbo ossessivo compulsivo.
Mentre i ricercatori hanno semplicemente mostrato “preoccupazione” per il piccolo Ro, perché sta crescendo in una famiglia monoparentale, Internet si è assunto la responsabilità di diagnosticargli l’autismo. Secondo gli utenti, Ro è iperprotetto da sua madre, Kanga, e – nonostante i frequenti consigli e avvertimenti della madre in materia di sicurezza – il cucciolo si ritrova spesso a non prestare attenzione a ciò che accade intorno a lui, e vaga in pericolo. Preferisce anche sedersi in silenzio nella tasca della madre, senza grande interesse ad avventurarsi.
Shea e colleghi hanno affermato che Ro rischia solo di diventare un ribelle: “prevediamo che un giorno vedremo un Ro delinquente, stanco e adolescente intento a ritirarsi a tarda notte in fondo alla foresta”. Per quanto riguarda la diagnosi clinica di Kanga, invece, sembra solo che si tratti di “una mamma un po’ iperprotettiva”. Tuttavia, il popolo del web ha deciso che questo si può tradurre in disturbo d’ansia sociale.
Pimpi vive la sua vita in un turbine d’ansia. Tutto ciò che accade, o potrebbe accadere, è motivo di allarme. Movimenti e rumori improvvisi, come quelli di Tigro, possono portare Pimpi a nascondersi. Preferisce i modi calmi e distratti di Pooh. Pimpi probabilmente soffre di disturbo d’ansia generalizzata.
Per quanto riguarda Tigro, la dottoressa Shea ha detto a iNews che “molto prima di sapere cosa fosse il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, sapevo che aveva un comportamento insolitamente impulsivo”, ma Tigro non ha ricevuto ufficialmente questa diagnosi nell’articolo della rivista della Canadian Medical Association. Al suo posto, mettono in evidenza “il modello ricorrente dei suoi comportamenti a rischio“.
La diagnosi di Uffa è stata concordata all’unanimità: “ovviamente intelligente e brillante, ma dislessico. I suoi toccanti tentativi di coprire i suoi deficit fonologici sono simili a quelli che vediamo giorno dopo giorno in altri soggetti che si trovano in questa condizione”.
I ricercatori, curiosamente, non offrono alcuna diagnosi per Christopher Robin, se non quella di sottolineare la sua “completa assenza di supervisione genitoriale” e “il fatto che questo bambino passi il suo tempo a parlare con gli animali”. In alternativa, Internet è abbastanza sicuro che a Christopher può essere diagnosticata la schizofrenia, dato che manifesta un certo numero di personaggi di fantasia dalla sua mente.
Naturalmente, quando A.A. Milne scrisse Winnie the Pooh, e pubblicò la storia nel 1926, non esistevano nessuna di queste categorie diagnostiche. Non si conoscevano i disturbi come l’ADHD o l’OCD, e le concezioni della depressione e della schizofrenia erano molto diverse. Per quanto possa sembrare interessante, è del tutto anacronistico applicare questi disturbi ai personaggi di Winnie the Pooh. La dottoressa Shea ha ribadito che la sua intenzione era di prendere in giro la sua professione e non di offrire un serio esame medico di un personaggio che abita un mondo immaginario.
“Ho ricevuto delle lettere molto irritanti. Alcune persone pensavano che stessimo ‘sprecando denaro per la ricerca’. Altre si sono arrabbiate perché stavamo infangando i personaggi. Altri pensavano che si trattasse di aiutare i bambini a curarsi”, ha raccontato la dottoressa Shea, la quale ha insistito ancora una volta sul fatto che il documento è stato concepito per prendere in giro “il nostro processo professionale in cui ci poniamo in giudizio mentre facciamo diagnosi ed etichettiamo gli altri”.
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Esempi di malattie mentali nella letteratura per bambini sono abbastanza comuni, anche se non sempre sono etichettati esplicitamente. Sicuramente in Winnie the Pooh si possono notare tratti di personalità e problemi mentali a cui tutti possono riferirsi. Se Winnie The Pooh e i suoi amici possono educare i bambini sulla salute mentale, beh, che insegnino.
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