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Siamo abituati a pensare che per stare in salute bastino una dieta equilibrata, un po’ di movimento e qualche integratore consigliato dalla zia. Ma ecco che la scienza, sempre pronta a rovinarci i piani, ci informa che a quanto pare anche gli amici giocano un ruolo chiave. E no, non si parla di “essere supportivi” o “farti ridere nei momenti bui”, ma proprio di salute fisica. Hai capito bene: le tue relazioni personali potrebbero influenzare direttamente i tuoi livelli di stress, la tua pressione sanguigna e perfino il battito cardiaco. Altro che cardiologo, ti serve una cerchia sociale di qualità.
Lo studio in questione è stato condotto da Brian Don dell’Università di Auckland (che ora sicuramente sarà l’uomo più popolare alle cene tra psicologi). In pratica, lui e il suo team hanno chiesto a più di 4.000 persone di monitorare quotidianamente vari parametri fisiologici – come la pressione arteriosa, il battito cardiaco e il livello di stress – utilizzando smartphone e smartwatch. E fin qui, tutto molto moderno e tecnologico.
Ma il vero colpo di scena arriva quando si scopre che, accanto ai dati biometrici, i partecipanti hanno dovuto raccontare le loro esperienze relazionali ogni tre giorni: insomma, un diario dei drammi sentimentali. Dai momenti carichi di affetto ai litigi degni di una puntata di “Uomini e Donne”.
Il risultato? Le persone che vivevano relazioni più positive e stabili avevano parametri fisiologici più “zen”: meno stress, pressione più bassa e una maggiore capacità di coping (che in parole povere significa “non andare nel panico ogni volta che qualcosa va storto”). Al contrario, chi passava le giornate tra alti e bassi relazionali aveva valori da far venire i brividi al medico di base.
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Come se non bastasse, a complicare ulteriormente le cose è arrivata la pandemia. Secondo il dottor Don, il periodo di isolamento, i lockdown e le videochiamate infinite con connessione instabile hanno messo a dura prova anche i legami più solidi. D’altronde, dopo mesi chiusi in casa con la stessa persona (partner, coinquilino o gatto), anche Madre Teresa avrebbe avuto un crollo emotivo.
Questa instabilità relazionale ha portato a un aumento delle esperienze negative e a una maggiore variabilità emotiva, che a sua volta si è riflessa nei parametri fisiologici delle persone. In parole povere: litigare per chi ha finito la carta igienica o per come caricare la lavastoviglie potrebbe averti alzato la pressione più del caffè doppio della mattina.
E no, non è solo una questione di cuore spezzato: il nostro organismo reagisce, giorno dopo giorno, a ogni interazione sociale. Anche quelle apparentemente insignificanti. Tipo quando il tuo amico del calcetto ti dà buca all’ultimo e tu sorridi ma dentro ti stai lentamente trasformando in Hulk.
Prima di disdire tutte le chat di gruppo e abbandonare il gruppo “Apericena del giovedì”, gli scienziati ci tengono a precisare una cosa: non si tratta di dire che “gli amici fanno ammalare”. Piuttosto, il messaggio è che le relazioni possono essere un fattore in più da tenere in considerazione quando si parla di salute.
Il dottor Don suggerisce anche di andare oltre: perché fermarsi a cuore e pressione, quando potremmo esplorare anche il sistema neuroendocrino o il sistema nervoso simpatico? In altre parole, le relazioni ci colpiscono più profondamente di quanto pensiamo, e la scienza è solo all’inizio di questo viaggio.
Quindi, la prossima volta che ti trovi a scegliere se passare la serata con quel tuo amico lamentoso che ti stressa o con quello tranquillo che ti fa ridere… sappi che potresti anche star scegliendo tra un infarto e una lunga vita.
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