C’è vita su Venere: nuove prove riaccendono il dibattito

Is there life on… Venus?

 

Risale al 2020 l’inizio di un dibattito che sembra tutt’altro che destinato a una risoluzione: c’è vita su Venere? Ad avanzare questa ipotesi furono dei ricercatori, che per primi individuarono abbondanti concentrazioni di un particolare gas, noto come fosfina, nell’atmosfera di Venere. Vi state chiedendo cosa abbia di tanto speciale questa sostanza?

La sua copiosa presenza non è dovuta a processi geologici e chimici ad oggi noti. Senza contare, poi, che sul nostro pianeta questo gas è prevalentemente prodotto da creature viventi. Si tratta, nella fattispecie, di organismi biologici anaerobici, il cui metabolismo per funzionare non ha bisogno di ossigeno. Nei mesi successivi alla formulazione di questa incredibile ipotesi, la comunità scientifica suggerì che le rilevazioni del team fossero frutto di un errore. Dopo quattro anni, però, il gruppo ha presentato nuove prove a sostegno della sua teoria.

I prossimi obiettivi degli scienziati

Venere è un pianeta dalle condizioni ambientali tutt’altro che ospitali: con la sua temperatura media di 470 gradi centigradi e una pressione superiore di 90 volte a quella della Terra, risulta un pelino difficile che possa custodire la vita. Eppure, una nuova analisi dei dati condotta con l’ausilio del Pioneer Venus Multiproble della Nasa ha messo in luce numerosi indizi che suggeriscono la presenza di fosfina tra le nubi di Venere, a circa 55 chilometri di altitudine.

Dave Clements, dell’Imperial College di Londra, ha condotto una ricerca parallela i cui risultati si sono allineati ai dati precedentemente riscontrati. Il professore, a tal proposito, ha dichiarato: “Non abbiamo ancora un modello preciso dell’atmosfera venusiana, ma ipotizziamo la presenza di fosfina a quella quota, in linea con i dati della sonda Pioneer. Ci sono diverse anomalie nell’atmosfera di Venere. La fosfina è solo una delle novità emerse dalla ricerca in corso. Anche la quantità di acqua e di SO2 varia nel tempo, ma non si sa ancora il perché“.

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Sebbene i ricercatori siano cauti, le loro indagini proseguono. Il prossimo obiettivo degli scienziati è quello di rilevare l’eventuale presenza di ammoniaca, che rappresenterebbe un’ottima prova, considerato che non esistono fonti note di ammoniaca che non derivino dalla vita. La speranza degli studiosi è proiettata al 2025, quando una missione privata di Rocket Lab potrebbe fornire le attese risposte a questo intrigante enigma.

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