Una visita medica troppo lunga

“Sono Marina e sto con Mario. Sembra quasi una barzelletta ogni volta che lo dico, eppure è così, anche se ormai non credo che stiamo più insieme. Infatti il problema principale che ci ha colpiti era dato dal fatto che lui era insopportabile in alcuni momenti. Ma cerco di spiegarvi tutto dal principio. Lui era un ragazzo particolarmente problematico. Ha 27 anni, studia ed è un gran bravo ragazzo, è bello e molto solare e si è sempre comportato bene. Purtroppo ha perso la madre quando era ragazzino e da allora ha iniziato ad avere qualche piccolo problema di ansia e di abbandono. Crede sempre che tutti lo abbandonino e soffre un po’ tantino di manie del controllo. Cioè non che io ci capisca qualcosa, ma è quello che credo perché io l’ho conosciuto sei mesi fa e ci siamo subito piaciuti e messi insieme. Lui mi ha raccontato della madre, ma quelle altre cose le ho capite da sola dopo come si comportava. Crisi isteriche se non gli rispondevo al cellulare o se non lo abbracciavo o se parlavo con miei colleghi di università davanti a lui. Insomma un ragazzo problematico e per questo un po’ pesante starci, ma almeno era fattibile, finché non è impazzito una volta di troppo e anche la volta peggiore.”

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La nostra fan, Marina, ha voluto raccontare la sua esperienza con Mario, un ragazzo con cui è stata insieme per un periodo che, come lei stessa dice, non sembra nemmeno più poter essere definito una relazione. La loro storia, iniziata sei mesi fa, era partita bene: Mario è un ragazzo solare, gentile, di bell’aspetto e con un’anima apparentemente buona. Purtroppo, dietro questa immagine positiva si nascondeva una fragilità importante, legata a un dolore vissuto da giovane, ovvero la perdita della madre.

Questo trauma ha lasciato segni profondi, soprattutto nella forma di ansia, senso costante di abbandono e un forte bisogno di controllo. Marina ha scoperto tutto questo non subito, ma con il tempo, osservando il comportamento di Mario, fatto di reazioni eccessive e momenti difficili da gestire. Bastava un messaggio letto in ritardo, un abbraccio mancato o una semplice conversazione con un collega per scatenare in lui reazioni spropositate, veri e propri momenti di crisi.

All’inizio Marina ha cercato di capire, di tollerare, perché sentiva empatia per la storia difficile di lui. Ma con il passare del tempo la situazione è diventata sempre più pesante, fino a risultare ingestibile. Racconta che Mario è arrivato a perdere completamente il controllo in più di un’occasione, ma una in particolare è stata talmente grave da cambiare tutto. Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

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