Fonte: YouTube
Il Cappellaio Matto di “Alice nel Paese delle Meraviglie” è uno dei personaggi più emblematici, celebre per la sua stravaganza e eccentricità. Tuttavia, dietro il velo di questo mito, si cela una narrazione intrecciata con la scienza e la tecnologia di un’epoca passata. In origine, il termine “cappellaio matto” non era soltanto una creazione letteraria, bensì una realtà tangibile nel XVIII e XIX secolo, quando gli artigiani impegnati nella produzione di cappelli erano esposti a rischi per la salute legati al mercurio. Questa “pazzia” derivava dall’esposizione al metallo tossico impiegato nella lavorazione delle pelli.
In precedenza, prima del 1600, la produzione di feltro avveniva attraverso la rimozione dei peli dalle pelli animali mediante l’utilizzo di urina umana. Successivamente, si scoprì che l’urina dei malati di sifilide, trattata con cloruro mercurico, risultava più efficace, poiché il mercurio era utilizzato per curare la malattia. Pertanto, il mercurio divenne un componente chiave nei processi di lavorazione delle pelli, sostituendo gradualmente l’urina. L’esposizione al mercurio comportava gravi conseguenze per la salute dei cappellai, tra cui tremori, disturbi del linguaggio, instabilità emotiva e allucinazioni, sintomi noti come “eretismo mercuriale”.
Leggi anche: I grandi classici Disney che furono un flop al botteghino
Nonostante la consapevolezza dei rischi per la salute associati al mercurio, la sua utilizzazione continuò fino al XX secolo, quando finalmente venne vietata. Oggi la lavorazione delle pelli avviene senza l’uso di mercurio, utilizzando alternative meno dannose come il perossido di idrogeno. Insomma, il personaggio del Cappellaio Matto trae ispirazione da una realtà storica: gli artigiani del passato che, pur dando vita a opere d’arte, pagarono un tributo molto alto per la loro professione attraverso l’avvelenamento da mercurio. Pur presentando tratti distinti dalla reale condizione dei cappellai avvelenati, il personaggio rimane un omaggio a coloro che hanno sacrificato la propria salute per il loro mestiere.
Share