Uteri artificiali per far crescere i bambini in laboratorio: addio alle gravidanze?

Addio alla gravidanza? Gli scienziati stanno progettando uteri artificiali per far crescere e nascere i bambini in laboratorio

 

Dei ricercatori in Cina hanno sviluppato un sistema di intelligenza artificiale robotica in grado di monitorare gli embrioni che si sviluppano in un utero artificiale. La “tata robotica” è stata già sperimentata per la nutrizione di diversi feti animali. Lo scopo del progetto è quello di sviluppare una tecnologia che possa consentire ai genitori di “far crescere” il proprio bambino in laboratorio. In questo modo, per le donne non sarebbe più obbligatorio rimanere incinte e portare avanti una gravidanza per avere un figlio.

Secondo gli autori della ricerca, il sistema permetterebbe anche di nutrire gli embrioni in modo più “efficace”, di quanto accade in un utero naturale. Tale tecnologia aiuterebbe anche a comprendere qualcosa in più sull’origine della vita e “sullo sviluppo embrionale degli esseri umani”. Potrebbe, allo stesso tempo, fornire delle risposte e soluzioni alle disabilità congenite e ad altri significativi problemi di salute riproduttiva. Nel 2019, il professore associato di diritto Neera Bhatia e la bioeticista e ricercatrice di salute pubblica Evie Kendal hanno scritto, in un articolo per The Conversation, che gli uteri artificiali potrebbero essere d’aiuto anche ai bambini prematuri.

La sperimentazione è già avvenuta con successo sugli animali

“Attualmente, quelli nati prima di 22 settimane di gestazione hanno poche o nessuna speranza di sopravvivenza. E quelli nati a 23 settimane rischiano di sviluppare una serie di disabilità. L’uso di una ‘biobag’ sigillata, che riproduce l’utero materno, potrebbe aiutare i bambini estremamente prematuri a sopravvivere e migliorare la loro qualità di vita, hanno spiegato.

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Hanno anche menzionato un esperimento in cui un gruppo di neonatologi ha “allevato” con successo feti di agnello in un utero artificiale per quattro settimane. Il sistema utilizzato per sostenere i feti d’agnello assomigliava a una grande borsa con chiusura lampo piena di liquido amniotico. Il direttore del Centro per la ricerca fetale, il dottor Alan Flake, ha dichiarato all’epoca all’Huffington Post: “Se il nostro sistema avrà successo, la maggior parte delle gravidanze a rischio di prematurità, potranno comunque essere portate avanti”.

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