Il metodo in passato era molto usato in Russia e in Finlandia per allungare la conservazione del latte
- In passato, quando non erano stati ancora inventati i frigoriferi, mantenere il latte fresco era una sfida impegnativa
- In Russia e in Finlandia si usava il metodo di tenere una rana viva immersa nel latte per allungarne la conservazione
- Il sistema ha una sua base scientifica
- Uno studio ha rivelato che le rane comuni secernono dalla pelle decine di sostanze con attività antibiotica
- Molte di queste sostanze, a contatto con il latte, inibiscono la proliferazione dei batteri e ne rallentano il deterioramento
Quando in passato non c’erano i moderni mezzi per la conservazione dei cibi, gli uomini ricorrevano a tecniche alternative, più o meno efficaci. Il latte era ad esempio un alimento essenziale per le comunità, sia da bere che per la produzione di formaggi. Farlo rimanere fresco a lungo quando ancora non erano stati inventati i frigoriferi era una sfida impegnativa.
La rana nel latte
Eppure in alcune zone del mondo avevano trovato un metodo che risulta tanto incredibile ai giorni nostri quanto efficace all’epoca. Per non far rovinare il latte bastava tenerci in ammollo una rana viva. Il metodo era utilizzato soprattutto in Russia e in Finlandia, e funzionava alla perfezione. In passato si riteneva che le rane, essendo animali a sangue freddo, potessero trasmettere per contatto la bassa temperatura al latte, consentendone la conservazione. Ma non era così. Oggi la scienza ci viene in aiuto per spiegare i motivi per cui il bizzarro sistema abbia una sua validità empirica.
Uno studio pubblicato sul Journal of Proteome Research spiega che gli anfibi secernono attraverso la loro pelle sostanze antimicrobiche chiamate peptidi. Questi composti costituiscono la maggior parte delle loro secrezioni cutanee e agiscono come prima linea di difesa contro batteri e altri microrganismi che prosperano nei luoghi umidi in cui vivono rane, rospi, salamandre e altri anfibi.
La spiegazione scientifica
Lo studio ha identificato sulla pelle delle rane comuni (Rana temporaria) 76 sostanze con attività antibiotica. Molte di queste sostanze, a contatto con il latte, inibiscono la proliferazione dei batteri e ne rallentano il deterioramento, consentendo una più lunga conservazione. Naturalmente la scienza insegna anche che gli animali, tra cui anche gli anfibi, possono essere portatori di malattie zootecniche, per cui non è proprio indicato tenerli a contatto con alimenti destinati al consumo umano.
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Ci sono rane che insieme alle sostanze antimicrobiche producono anche tossine per respingere i predatori e possono diffondere patogeni come la salmonella. Però in passato, in mancanza d’altro, conservare il latte in questo modo poteva essere determinante per garantirsi una fonte alimentare e quindi la sopravvivenza.
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Questo articolo è stato verificato con:
- https://www.atlasobscura.com/articles/frogs-in-milk
- https://www.treehugger.com/if-your-fridge-dies-should-you-put-frogs-in-your-milk-4868045
- https://www.discovermagazine.com/environment/keeping-milk-fresh-with-frogs