In Italia, uno lavoratore su due si sente stressato, una situazione che riflette un malessere diffuso che non riguarda solo singoli individui, ma che assume carattere collettivo. Le difficoltà emotive legate al lavoro sono sempre più evidenti, con il 25% dei dipendenti che si sente quotidianamente triste e l’11% arrabbiato. Questi numeri rivelano una realtà complessa che va oltre il semplice disagio, mettendo in discussione l’organizzazione tradizionale delle imprese e la concezione stessa del lavoro. Un fenomeno che non è limitato all’Italia, ma che si estende a livello globale, come dimostra il rapporto “State of the Global Workplace 2024” di Gallup, che mostra che il 41% dei lavoratori nel mondo è stressato e il 20% vive quotidianamente un senso di solitudine.
Le aziende, però, sembrano spesso non accorgersi della profondità di questo malessere. A pesare maggiormente sul benessere dei dipendenti è la qualità della gestione aziendale: secondo Gallup, in ambienti con pratiche manageriali insufficienti, i lavoratori hanno il 60% in più di probabilità di essere stressati rispetto a chi lavora in aziende più attente al benessere del personale. In effetti la gestione è responsabile di gran parte del benessere dei lavoratori, con il 70% del loro stato emotivo influenzato dalle politiche aziendali. Gli ambienti lavorativi che mettono al centro il rispetto, la trasparenza e la gratificazione tendono a generare lavoratori più motivati, che portano a un incremento della produttività e della profittabilità.
Il disagio è particolarmente forte tra le nuove generazioni. I giovani, in particolare la Generazione Z, manifestano un forte stress lavorativo e un maggiore desiderio di cambiare lavoro. Spesso le difficoltà legate al lavoro non sono solo legate a stress e insoddisfazione, ma anche alla difficoltà di trovare un significato profondo nel proprio impiego. Allo stesso tempo, molti lavoratori non si dimettono non per soddisfazione, ma per paura di non riuscire a trovare un impiego migliore.
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L’approccio delle aziende non si limita più a semplici soluzioni come sessioni di mindfulness o piccoli interventi benessere, che risultano spesso inefficaci. Occorre un ripensamento profondo delle modalità organizzative e delle relazioni tra management e dipendenti, in un contesto di cambiamenti tecnologici e sfide economiche globali. Per superare il malessere diffuso, le aziende devono adattarsi alle nuove esigenze dei lavoratori e creare un ambiente che promuova benessere e sviluppo professionale.
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