L’umidità rende il caldo più letale? Cosa dice la Scienza

L’umidità elevata riduce l’efficacia del sistema di raffreddamento del corpo

 

L’umidità e il caldo estivo sono una combinazione che può rendere le giornate insopportabili, ma ci si chiede spesso se l’umidità possa realmente amplificare il rischio per la salute in maniera significativa. A livello fisiologico è ben noto che l’umidità elevata riduce l’efficacia del sistema di raffreddamento del corpo. Il sudore, che normalmente evapora e abbassa la temperatura corporea, non riesce a svolgere la sua funzione in modo efficiente quando l’aria è satura di vapore acqueo. Di conseguenza, il corpo fatica a dissipare il calore, aumentando il rischio di condizioni pericolose come il colpo di calore

Quando l’umidità è alta, infatti, il corpo si surriscalda più facilmente perché non riesce a raffreddarsi attraverso il sudore. Se la temperatura percepita aumenta oltre certi livelli critici, come una temperatura di bulbo umido di 35°C, il sistema di autoregolazione della temperatura corporea può fallire, causando danni agli organi e mettendo a rischio la vita. Questo fenomeno suggerisce che l’umidità possa giocare un ruolo importante nelle condizioni di calore estremo.

Non sempre c’è una correlazione diretta con l’aumento di mortalità

Nonostante queste evidenze fisiologiche, però, la ricerca epidemiologica non sempre mostra una correlazione diretta tra l’umidità e l’aumento della mortalità durante le ondate di calore. Alcuni studi condotti su vasta scala non riscontrano una chiara associazione tra tassi di umidità e il numero di decessi causati dal caldo, suggerendo che l’effetto letale dell’umidità possa essere inferiore rispetto a quanto comunemente si crede. Una possibile spiegazione di questo apparente paradosso risiede nel fatto che i dati epidemiologici potrebbero non catturare adeguatamente le condizioni delle regioni più calde e umide, come l’Asia del Sud e il Medio Oriente, dove le condizioni climatiche estreme sono più diffuse ma spesso poco monitorate.

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Inoltre è probabile che gli studi epidemiologici non tengano pienamente conto delle differenze tra ambienti esterni e interni, dove la capacità di termoregolazione può variare notevolmente. Popolazioni vulnerabili, come gli anziani o chi vive in condizioni di scarso accesso a impianti di climatizzazione, potrebbero essere maggiormente esposte ai pericoli del caldo umido, poiché la loro capacità di sudorare e raffreddarsi è già compromessa.

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