Tutankhamon, nella tomba uranio radioattivo usato come “antifurto”

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Tutankhamon, nella tomba uranio radioattivo usato come “antifurto”

| 19/05/2024
Fonte: X

Un recente studio svela il segreto della maledizione del faraone e rivela alti livelli di radiazioni nelle tombe egizie

  • Dopo l’apertura della tomba di Tutankhamon nel 1922 diversi partecipanti della missione archeologica morirono in circostanze misteriose
  • Un’iscrizione su alcune tombe egizie avvisava che chiunque avesse profanato il sonno eterno del faraone sarebbe morto per una misteriosa malattia
  • Uno studio ha rivelato un alto livello di radiazioni nella tomba di Tutankhamon e in altre tombe egizie
  • Le radiazioni spiegherebbero l’alto numero di morti per tumore nella popolazione egiziana sia antica che contemporanea
  • Nella letteratura funeraria egiziana si trovano riferimenti all’uso dell’uranio nelle cerimonie religiose e al suo seppellimento nelle tombe

 

La famigerata maledizione di Tutankhamon, che da oltre un secolo aleggiava sulla figura del Faraone, sembra sia stata sfatata da un nuovo studio. Secondo la leggenda, quando l’archeologo Howard Carter aprì la tomba, scatenò l’ira del faraone contro tutti coloro che avevano osato disturbare il suo sonno eterno. Successivamente diversi partecipanti della spedizione archeologica morirono in circostanze poco chiare, alimentando la credenza della maledizione.

L’alto livello di radiazioni nelle tombe

Lo scienziato Ross Fellowers ha pubblicato un articolo sul Journal of Scientific Exploration in cui ipotizza che le morti sarebbero state causate da alti livelli di radiazione riscontrati all’interno della tomba, ad un livello tale da causare nelle persone malattie da radiazioni e cancro.

Secondo lo studio ci sarebbe una correlazione tra questi elevati livelli di radiazioni e la prevalenza insolitamente alta di tumori del sangue, delle ossa e dei linfonodi osservati nelle popolazioni egiziane sia antiche che contemporanee. Lo studio evidenzia inoltre che questa elevata radioattività potrebbe non essere limitata esclusivamente alla tomba di Tutankhamon.

Fellowes ha rivelato che «livelli di radiazioni insolitamente elevati sono stati documentati nelle rovine delle tombe dell’Antico Regno» e si sono diffusi in tutti i siti dell’Egitto. «Il contatore Geiger ha rilevato le radiazioni in due siti di Giza adiacenti alle piramidi». Il ricercatore ha poi aggiunto che il radon, un gas radioattivo, è stato rilevato anche «in diverse tombe sotterranee a Saqqara. Studi moderni confermano livelli molto elevati di radiazioni nelle antiche tombe egiziane, nell’ordine di 10 volte gli standard di sicurezza accettati», si legge nell’articolo.

Si ipotizza inoltre che coloro che costruirono le antiche tombe fossero a conoscenza delle tossine in base agli inquietanti avvertimenti incisi sulle pareti.

La maledizione di Tutankamon

La natura della maledizione era esplicitamente iscritta su alcune tombe: “Coloro che romperanno questa tomba incontreranno la morte per una malattia che nessun medico può diagnosticare”.

La misteriosa morte di Lord Carnavon, che finanziò gli scavi del 1922, alimentò ulteriormente la leggenda. Carnavon, dopo l’apertura della tomba, camminò a lungo per stanze piene di tesori. «Morì poche settimane dopo con una diagnosi incerta di avvelenamento del sangue e polmonite» ha spiegato Fellowers.

Howard Carter, la prima persona a entrare nella tomba di Tutankhamon con Carnarvon, morì nel 1939 dopo una lunga battaglia contro il linfoma di Hodgkin, sospettato di essere causato da avvelenamento da radiazioni.

L’egittologo britannico e scavatore indipendente Arthur Weigall, presente all’apertura della tomba, morì di cancro a 54 anni nel 1934. In totale, sei delle 26 persone presenti all’apertura della tomba morirono entro un decennio per asfissia, ictus, diabete, insufficienza cardiaca, polmonite, avvelenamento, malaria ed esposizione ai raggi X.

Gli egizi conoscevano gli effetti dell’uranio

Nello studio Fellowers riferisce che nella letteratura funeraria egiziana si trovano riferimenti espliciti alla trasformazione di Osiride mediante l’efflusso di uranio e della sepoltura del materiale.

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«Evidenze testuali e archeologiche delle tombe presenta un’ampia gamma di caratteristiche che corrispondono dettagliatamente ai moderni principi di stoccaggio sotterraneo dei rifiuti nucleari radioattivi». Lo studio dimostra quindi che intorno al 3000-2500 a.C. gli egizi seppellivano deliberatamente l’uranio, segno che conoscevano il minerale e i suoi effetti sull’uomo.

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