Fonte: Pixabay
In un mondo sempre più digitalizzato in cui la tecnologia e la connessione globale sono ormai elementi imprescindibili della civiltà moderna, ci sono ancora, in zone remote della Terra, popolazioni isolate che vivono senza alcun contatto con l’esterno.
Si tratta di tribù locali che basano la loro esistenza sulla caccia, la pesca, l’agricoltura, e vivono attenendosi a rituali e tradizioni che si tramandano da millenni. Nel mondo ci sono circa 100 tribù che hanno scelto di non avere alcun contatto con l’esterno.
Queste comunità si trovano principalmente in regioni remote di Asia, Africa e Americhe, spesso in foreste pluviali, isole lontane o montagne inaccessibili. La loro esistenza è nota attraverso immagini satellitari, osservazioni di gruppi vicini e rari avvistamenti da parte di esploratori o ricercatori.
La tribù di cacciatori-raccoglitori vive sull’Isola di North Sentinel, nell’oceano Indiano, e respinge vigorosamente ogni tentativo di contatto esterno. I Sentinalesi vivono esclusivamente di pesca, caccia e raccolti . L’uso di armi rudimentali come archi e lance e il loro comportamento ostile nei confronti degli estranei hanno impedito qualunque interazione significativa con il mondo moderno. Il governo indiano ha reso illegale avvicinarsi all’isola, pattugliando l’area per prevenire intrusioni e proteggere la popolazione da possibili malattie o minacce esterne.
Sono una delle ultime tribù semi-nomadi del Brasile, residenti nello stato del Maranhão nella foresta amazzonica. Sono tra i gruppi indigeni più minacciati al mondo, con una popolazione molto ridotta e costantemente sotto la pressione degli allevatori e dei taglialegna illegali. Molti Awá vivono ancora isolati, spostandosi nella foresta e cacciando con archi e frecce, mentre altri hanno stabilito un contatto con il mondo esterno, spesso con conseguenze devastanti.
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, la popolazione dei Mashco Piro e altri gruppi indigeni erano minacciati dallo sfruttamento dell’Amazzonia per la produzione di gomma. I baroni della gomma istigarono alla violenza contro le tribù, portando allo sfollamento e alla decimazione di molti villaggi. Di conseguenza, i Mascho-Piro sono diventati estremamente diffidenti verso gli estranei.
Gli Ayoreo risiedono nella regione del Gran Chaco, che si estende in aree del Paraguay e della Bolivia. Gran parte del gruppo ha mantenuto il proprio stile di vita semi-nomade di cacciatori-raccoglitori, affidandosi alla foresta per sopravvivere. Cacciano selvaggina, raccolgono frutta e miele e si affidano a piante ed erbe per le cure mediche.
Secondo le stime ci sarebbero fino a 40 tribù incontattate in Papua Nuova Guinea. Le popolazioni seguono per lo più stili di vita da cacciatori-raccoglitori e sono talvolta associate a pratiche come la caccia alle teste e il cannibalismo. Il loro contatto con il mondo esterno è quasi nullo o molto limitato. I Korowai, ad esempio, vivono in case sugli alberi alte decine di metri di altezza. Per secoli, la tribù Korowai è rimasta non solo incontattata, ma completamente sconosciuta agli antropologi occidentali, che li incontrarono per la prima volta negli anni ’70.
Le comunità tribali affrontano pericoli importanti che mettono a rischio la loro sopravvivenza. La deforestazione per scopi agricoli o industriali riduce infatti gli habitat in cui vivono e costringono le tribù a spostarsi.
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Il contatto con il mondo esterno, inoltre, può introdurre malattie alle quali queste popolazioni non hanno immunità, come il morbillo e l’influenza, con conseguenze potenzialmente letali. Le tribù subiscono anche talvolta violenze e persecuzioni. In alcune aree subiscono attacchi da parte di gruppi armati, bracconieri o coloni che vogliono impossessarsi delle loro terre per vari scopi commerciali.
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