“Ho da poco conosciuto un tipo su Tinder che si chiama Mirko. È un bellissimo ragazzo: quando l’ho visto la prima volta ero al miliardesimo swipe left. Mi facevano cagare tutti. Insomma stavo per mettere in dubbio la mia eterosessualità, quando compare lui: un professore, che mi cita nella descrizione del profilo Pennac:
“È proprio quando si crede che sia tutto finito, che tutto comincia”.
Insomma è perfetto! Faccio swipe right ed è subito compatibilità. Lui ha i capelli lunghi ricci e brizzolati. Aveva tante foto che mettevano in evidenza un corpo scolpito da dure ore in palestra (bicipiti e pettorali stupendi!!). Parliamo e ci troviamo in sintonia nel vedere che la gente su Tinder al 90% è pazza, chiaramente ci includiamo anche noi in questa percentuale. Mi chiede un paio di volte Facebook e io non glielo voglio dare. Non lo do a nessuno di appena conosciuto perché odio che la gente si faccia i caz** miei. Lui un po’ ci resta male, mi dice che non si fida di chi non dà Facebook perché si vede che ha qualcosa da nascondere. Io sfodero la mia laurea in Scienze Politiche e riesco a convincerlo che non è così, che la privacy è un valore che dobbiamo recuperare etc.. Prima di dargli Facebook ho bisogno di conoscerlo meglio. Tutto qui. Nessuno scheletro nell’armadio. Lui si convince. Per compensare però gli do il mio numero di cellulare. Lui però mi chiede come mai la mia immagine profilo su WA non raffiguri la stessa persona delle foto su Tinder, anzi ci sia un uomo. Avevo messo per scherzo una foto di mio cugino, che fa le smorfie e mi fa troppo ridere (mio cugino è uno con una barba mostruosa). Correggo subito e metto una mia foto e gli dico che era solo uno scherzo, che sono una burlona e che non sono io quel ragazzo nella foto ma mio cugino Alberto. Lui mi dice ok e io cerco di sviare sulla mia nuova foto. Continuiamo a parlare per qualche giorno, finché mi chiede di mandargli un vocale, per sentire la mia voce e da lì tutto crolla.”
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