Teoria sconcertante su Woody di “Toy Story”: in realtà è cattivo

Woody doveva essere un personaggio cattivo

 

Fan di Toy Story: tenetevi forte, questa rivelazione potrebbe letteralmente sconvolgervi. Tutti conosciamo il cowboy Woody come uno dei protagonisti “buoni” della fortunata saga della Pixar. Ma cosa fareste se vi dicessimo che in realtà è un vero cattivone? Sebbene Woody sia diventato nel tempo un leader premuroso, infatti, inizialmente incarnava alcuni tratti davvero oscuri del progetto originale cancellato della Pixar per Toy Story. Woody doveva essere un cattivo tenebroso e violento e, anche se in seguito sono state prese delle disposizioni per trasformarlo in un eroe, il prodotto finale non si è rivelato così eroico. Il successo di Woody come personaggio animato è dovuto al suo fascino, al suo stile di leadership umile, ai suoi difetti comprensibili, all’arco narrativo impressionante e, naturalmente, all’interpretazione vocale di Tom Hanks (l’indimenticato Fabrizio Frizzi nella versione italiana).

Tuttavia, nella trama originale di Toy Story, Woody era un malvagio pupazzo così cattivo con gli altri giocattoli da spingerli a schierarsi contro di lui. Fortunatamente, la Disney non era soddisfatta della prima stesura e persino Tom Hanks si è ribellato definendo Woody “un idiota” mentre registrava le sue battute per le bobine del primo film. Per questo motivo, l’animatore della Pixar John Lasseter si è ispirato a Casper the Friendly Ghost e ai pupazzi di Howdy Doody per far diventare Woody un leader pacifico e amorevole. Anche il design originale del pupazzo ha subìto molte modifiche per adattarsi alla sua nuova personalità amichevole. Data la popolarità di Woody, è evidente che riscriverlo in chiave “buona” è stata una decisione saggia per la Pixar. Tuttavia, è discutibile se sia migliore della sua controparte malvagia di ventriloquo, soprattutto nel primo Toy Story.

Nel primo film ben si evince la personalità oscura di Woody

Nei momenti iniziali, Woody diventa infatti il capo supremo dei giocattoli di Andy, ma prende molte decisioni controverse nel tentativo di mantenere la sua posizione di potere. La maggior parte delle sue azioni è dettata dalla gelosia e spinge Buzz Lightyear fuori dalla finestra senza pensare alle conseguenze. Anche se il suo piano iniziale era di far cadere Buzz solo dietro il comò, non ha mai avuto buone intenzioni. Inoltre, invece di accettare di aver commesso un errore, Woody nega apertamente tutte le accuse contro di lui quando i giocattoli iniziano a confrontarsi con lui. Alla fine Woody ammette le sue insicurezze e salva anche Buzz, ma non sembra avere altra scelta visto che tutti i giocattoli gli si sono già rivoltati contro.

Anche la dinamica del potere tra i giocattoli non è democratica. Tutti i giocattoli accettano Woody come leader perché è il giocattolo preferito di Andy. Tuttavia, a causa dei suoi evidenti segni di gelosia nei confronti delle naturali capacità di leadership di Buzz e dell’insicurezza del suo status sociale, Woody non era inizialmente degno di essere il capitano dei giocattoli. Per questo motivo, anche se Woody propende per il lato buono prima che inizino i titoli di coda di Toy Story, non è molto lontano dal primo antieroe ventriloquo oscuro della Pixar.

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Con Toy Story 2, Woody inizia a diventare un vero eroe

Dopo il suo rito di passaggio in Toy Story, Woody inizia finalmente a incanalare l’eroe che è in lui in Toy Story 2. Si libera del suo ego e delle sue insicurezze non solo accettando di guidare il gruppo insieme a Buzz, ma anche mettendo in gioco la sua vita per salvare i suoi compagni. Come un vero leader, sfida molte probabilità e sopporta diversi pericoli per emergere come un rispettabile capitano dei giocattoli. Anche con un braccio strappato, Woody compie alcune imprese impressionanti in Toy Story 2 che dimostrano che si è guadagnato il posto di leader invece di acquisirlo con la forza. Le sue paure di perdere rilevanza e di essere abbandonato da Andy guidano ancora alcune delle sue azioni in Toy Story 2. Tuttavia, verso il finale, supera simbolicamente le sue insicurezze accettando il fatto che Andy un giorno potrebbe diventare più grande di lui.

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