Svizzera, un Gesù virtuale creato con l’IA sta “confessando” i fedeli

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Svizzera, un Gesù virtuale creato con l’IA sta “confessando” i fedeli

| 28/11/2024
Fonte: Wikipedia

Risponde a domande e pensieri dei visitatori

  • “Deus in machina” è un’installazione che utilizza un ologramma di Gesù animato da un’intelligenza artificiale nella Cappella di San Pietro a Lucerna.
  • L’AI risponde a domande e pensieri dei visitatori, ispirandosi ai principi cristiani, ma non si configura come una confessione sacramentale.
  • L’iniziativa ha riscosso consensi tra i visitatori, offrendo supporto spirituale in modo accessibile e innovativo.
  • Le critiche, come quelle del professor Kirchschläger, evidenziano i rischi di sostituire l’interazione umana con la tecnologia in ambiti spirituali.
  • L’installazione invita a riflettere sul rapporto tra tecnologia, fede e umanità nella società moderna.

 

Un’installazione innovativa, ospitata nella Cappella di San Pietro a Lucerna, sta alimentando un vivace dibattito sul rapporto tra fede e tecnologia. Denominata Deus in machina, l’opera introduce un ologramma di Gesù, animato da un’intelligenza artificiale, nel ruolo di interlocutore per i visitatori. Sebbene questa esperienza non possa essere equiparata alla confessione sacramentale cattolica, permette ai fedeli di condividere pensieri e domande, ricevendo risposte ispirate ai valori cristiani.

L’iniziativa è stata concepita per stimolare riflessioni profonde sui confini e le potenzialità della tecnologia in contesti tradizionali come la religione. Molti visitatori hanno accolto con favore l’esperimento, descrivendolo come un’esperienza rassicurante e arricchente. Una fedele ha commentato: “Anche se è un’intelligenza artificiale, i consigli ricevuti mi hanno dato conforto”. Inoltre l’ologramma, disponibile 24 ore su 24, rappresenta un’alternativa accessibile per chi cerca una guida spirituale in momenti di necessità.

Non mancano le polemiche

Tuttavia non mancano le critiche. Peter Kirchschläger, professore di etica, ha espresso preoccupazione riguardo all’uso di tecnologie avanzate in ambiti così delicati come la spiritualità. Secondo lui, la cura pastorale richiede un’interazione umana autentica, difficile da replicare con un’intelligenza artificiale. Questo solleva interrogativi più ampi sull’efficacia e sull’appropriatezza della tecnologia nel soddisfare bisogni spirituali complessi.

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L’opera si pone dunque come una provocazione artistica e culturale. Non si tratta solo di esplorare nuove modalità di supporto spirituale, ma anche di interrogarsi sul ruolo della tecnologia nella società contemporanea. Mentre alcuni vedono nel progetto un segnale di apertura verso innovazioni utili, altri temono che possa banalizzare aspetti fondamentali della fede. In ogni caso, “Deus in machina” rappresenta un esempio di come l’arte e la tecnologia possano convergere per creare spunti di riflessione su questioni esistenziali e sociali. È un invito a considerare i potenziali benefici e le possibili insidie dell’intelligenza artificiale in ambiti finora ritenuti esclusivamente umani.

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