Un uomo è stato recentemente fermato dalle autorità doganali cinesi mentre tentava di contrabbandare 104 serpenti vivi attraverso il confine tra Hong Kong e Shenzhen, nella Cina continentale. I funzionari, durante un controllo di routine al varco “niente da dichiarare” hanno scoperto che l’uomo nascondeva i serpenti all’interno dei suoi pantaloni, suddivisi in sei sacchetti di tela. Questo incidente ha sollevato preoccupazioni significative per la biosicurezza e la salute pubblica. I serpenti, di varie forme, dimensioni e colori tra cui rosso, rosa e bianco, rappresentavano un rischio evidente dal punto di vista sanitario.
La Cina, con le sue leggi severe in materia di biosicurezza e controllo delle malattie, vieta rigorosamente l’importazione di specie non autoctone senza autorizzazioni specifiche. Chiunque infranga queste leggi è soggetto a sanzioni severe secondo le normative vigenti. Questo non è stato un caso isolato: precedentemente, nel 2023, una donna è stata fermata nello stesso punto di frontiera mentre tentava di contrabbandare cinque serpenti nascosti nel suo reggiseno. Tali episodi evidenziano la persistente sfida del traffico illegale di animali in Cina, un fenomeno diffuso che minaccia la biodiversità globale e rappresenta un grave rischio per la salute degli ecosistemi.
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La Cina, come uno dei principali centri mondiali di traffico di animali, ha intensificato gli sforzi per contrastare questa attività criminale negli ultimi anni. Le misure di controllo più severe sono state adottate per proteggere la biodiversità nazionale e prevenire la diffusione di malattie attraverso l’introduzione di specie non native. Il commercio illegale di fauna selvatica non solo alimenta un mercato nero lucrativo, ma minaccia anche la conservazione delle specie animali e vegetali. L’introduzione di specie non autoctone può causare danni irreversibili agli ecosistemi locali, alterando gli equilibri ecologici e mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie native.
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