Il soldato ferito da un proiettile alla testa che vedeva il mondo sottosopra

Un giovane di 25 anni é stato per decenni oggetto di studio per le conseguenze cerebrali di un doppio foro in testa

 

Le neuroscienze devono molto allo studio di cervelli danneggiati da incidenti o situazioni particolari che non potrebbero mai essere ricreati per motivi etici in esperimenti di laboratorio.

Il proiettile in testa

Uno di questi casi è quello del paziente M., soldato di 25 anni, (il cui nome non è mai stato reso noto) che durante la guerra civile in Spagna nel 1938 fu colpito alla testa da un proiettile. L’uomo sopravvisse ma con conseguenze che sono state per decenni oggetto di studio da parte di medici e scienziati.

Il proiettile aveva attraversato la testa dell’uomo, che si ritrovò due fori nel cranio, uno in entrata e l’altro in uscita. Rimase due settimane in coma e fu assistito nell’ospedale militare dal medico di 28 anni Justo Gonzalo Rodríguez-Leal. Il proiettile aveva parzialmente distrutto le creste della sua corteccia cerebrale nella regione parieto-occipitale sinistra. Il ferito sopravvisse miracolosamente, senza bisogno di operazioni o cure particolari.

Gli studi sul paziente

Rodríguez-Leal si rese conto che il caso clinico poteva aiutare a comprendere il funzionamento del cervello umano. Fino ad allora i neurologi credevano che il cervello fosse costituito da regioni distinte, separate nettamente con poca o nessuna sovrapposizione tra loro. La condizione del cervello di M. ha portato a rivedere questa teoria.

L’uomo al suo risveglio dal coma vedeva tutto moltiplicato per tre e percepiva i colori come “scollati” dagli oggetti. La cosa più insolita è però che M. vedeva tutto capovolto. Rodríguez-Leal nel suo libro, Cerebral Dynamics, raccontò che il soldato «vedeva uomini lavorare a testa in giù su un’impalcatura».

Invertiti anche udito e tatto

Questo ribaltamento sensoriale si estendeva anche all’udito e al tatto, entrambi elaborati dal suo cervello come se suoni e sensazioni provenissero dal lato opposto del suo corpo. Nonostante la grave confusione, M. è riuscito a vivere tranquillamente per il resto della sua vita per via di un adattamento che Rodríguez-Leal ha attribuito allo sviluppo inconscio di strategie di coping, come l’attenzione selettiva agli stimoli intensi.

Nel suo libro il medico ha teorizzato che il cervello potrebbe non essere suddiviso in regioni distinte, poiché le funzioni neurologiche potrebbero essere organizzate in modo che si diffondano nell’intera corteccia.

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Il paziente M. ha vissuto una vita lunga e sana, morendo alla fine degli anni ’90. Nonostante abbia convissuto per 60 anni in un mondo al contrario, l’ex soldato non sembrava particolarmente turbato dalla sua particolare condizione.

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