Sindrome del Bianconiglio: ne soffri anche tu?

Sei sempre di fretta e senti che il tempo ti sfugge dalle mani? Occhio a questi segnali

 

Sempre di fretta e con un enorme orologio al seguito, il Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie è un personaggio a dir poco indimenticabile. Proprio lo stato perenne di ansia in cui versa, però, ha dato nome a una sindrome che ha più a che fare con il mondo degli adulti, che con quello infantile. Si tratta della sindrome del Bianconiglio.

Chi la sperimenta vive le proprie giornate all’insegna della più minuziosa pianificazione, organizzando nel dettaglio persino il proprio tempo libero. Il tempo che spetterebbe al relax e al dolce far nulla, infatti, è considerato prezioso per produrre, mettere a frutto, sviluppare. Insomma, riposarsi sarebbe un inutile spreco che non porterebbe a niente. E chi presenta questo atteggiamento, naturalmente, non ha tempo da perdere. Va da sé che nella vita di queste persone ansia e stress la facciano da padroni. Le conseguenze a lungo termine della sindrome del Bianconiglio, dunque, possono rivelarsi estremamente dannose: scopriamole insieme.

Superare la sindrome del Bianconiglio si può? I consigli per uscire da questo loop

Vivere costantemente proiettati verso il futuro ci fa perdere di vista il presente e la bellezza delle piccole gioie quotidiane. Non solo: alla lunga, questa condizione di costante affaticamento mentale e fisico, dettata dalla pretesa di risultare sempre al top, si ripercuoterà inevitabilmente sulla nostra salute.

A rischio non è solo il nostro benessere psicologico, poiché ansia e stress rischiano di impattare negativamente sulle difese immunitarie e sul sistema cardiocircolatorio. Sfuggire alla logica alla base della sindrome del Bianconiglio è possibile? Certo che sì, ma si tratta di un percorso lungo e non certo privo di difficoltà.

Leggi anche: La sindrome Witzelsucht: quando ridere e fare scherzi diventa una dipendenza

Il miglior consiglio è quello di rivolgersi a un professionista della salute mentale, che ci aiuti a riconoscere gli schemi disfunzionali che tendiamo ad applicare in maniera automatica. Così facendo, riusciremo a riappropriarci del nostro tempo e a riconnetterci con chi siamo davvero. Solo ascoltando i nostri reali bisogni, infatti, potremo smettere di comportarci come macchine e accogliere i lati più spontanei e unici di noi stessi.

 

 

 

Share