Quando si lavora in ufficio – o peggio ancora in smart working – il rischio di passare gran parte della giornata seduti è reale. Spesso e volentieri, infatti, si passa dalla scrivania al tavolo da pranzo e dal tavolo da pranzo alla scrivania oppure direttamente al divano o al letto se non si ha spazio per allestirsi a casa una postazione per lavorare. Tutti comportamenti che ci sembrano normali, ma di cui in realtà ci si potrebbe pentire molto presto.
Trascorrere 10 ore o più al giorno seduti potrebbe infatti aumentare il rischio di demenza negli adulti di età superiore ai 60 anni, secondo uno studio condotto dall’Università della California meridionale di Los Angeles e pubblicato sulla rivista medica JAMA. Questo rischio sembra essere indipendente dalla modalità con cui si raggiunge tale soglia, che sia attraverso lunghi periodi seduti o intervallati da frequenti pause. La ricerca ha coinvolto circa 50.000 volontari over 60, seguiti nel database medico UK Biobank.
Indipendentemente dalla provenienza del tempo sedentario, la sua durata totale è risultata associata a un aumento del rischio di demenza. Nonostante la pratica consigliata di interrompere i lunghi periodi seduti, lo studio mette in evidenza l’importanza di limitare il tempo totale trascorso seduti, indipendentemente dalla distribuzione del tempo. L’aumento del rischio di demenza è stato osservato soprattutto superando le 10 ore al giorno.
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La ricerca ha sottolineato che la sedentarietà potrebbe essere particolarmente dannosa per la salute del cervello, evidenziando l’importanza di limitare il tempo trascorso inattivi. L’attività fisica è stata suggerita come possibile antidoto all’insorgere di demenza. In uno studio separato, è emerso che l’irisina, un ormone rilasciato durante l’esercizio fisico, ha un effetto positivo nella riduzione delle placche di proteina beta amiloide associate all’Alzheimer.
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