Forse è stato scoperto come hanno costruito le Piramidi di Giza

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Forse è stato scoperto come hanno costruito le Piramidi di Giza

| 28/06/2024

Nessuno finora aveva mai capito come avessero fatto

  • Un recente studio ha rivelato un’antica diramazione del Nilo, chiamata “Ahramat”, che potrebbe aver facilitato la costruzione delle Piramidi di Giza
  • Si ipotizza che gli egiziani utilizzassero questo corso d’acqua per trasportare i pesanti blocchi di pietra, riducendo notevolmente la difficoltà del lavoro
  • Nel 2014, ricercatori avevano suggerito che i lavoratori bagnassero la sabbia per ridurre l’attrito durante il trasporto delle pietre, basandosi su un antico dipinto murale
  • Il corso d’acqua “Ahramat” potrebbe essere stato sepolto sotto le sabbie del deserto a causa di una grave siccità circa 4200 anni fa
  • La scoperta offre una nuova prospettiva sulla logistica della costruzione delle piramidi, forse risolvendo un mistero che ha affascinato gli archeologi per secoli

 

Le Piramidi di Giza, tra i monumenti più celebri del pianeta, hanno sempre suscitato curiosità su come gli antichi egizi siano riusciti a erigerle in condizioni ambientali così difficili. Un recente studio ha portato alla luce una scoperta sotto il deserto: un’antica diramazione del Nilo che potrebbe riscrivere la storia della loro edificazione. Le piramidi di Giza sono state costruite nell’arco di circa 1000 anni e alcune di queste strutture risalgono a più di 4500 anni fa. Situate tra le antiche città di Giza e Lisht, ora si trovano ai confini del Deserto Occidentale dell’Egitto. Le condizioni ostili della regione hanno sempre rappresentato un mistero per gli archeologi, che da secoli si chiedono come i lavoratori egiziani riuscissero a spostare i blocchi di pietra da 2,5 tonnellate che costituiscono le piramidi.

Nel 2014, alcuni studiosi dell’Università di Amsterdam ipotizzarono che i lavoratori utilizzassero tecniche ingegneristiche avanzate. Basandosi su un dipinto murale nella tomba di Djehutihotep, risalente al 1900 a.C., che mostra operai che trasportano pietre, si è teorizzato che bagnassero la sabbia per ridurre l’attrito, facilitando lo spostamento dei blocchi. Secondo l’affresco, ogni blocco richiedeva il lavoro di 172 uomini, un’impresa comunque titanica, considerando che la cava più vicina era a meno di un miglio dalla Grande Piramide di Giza.

Il fiume potrebbe essere stato sepolto sotto le sabbie portate da una grave siccità

Un recente studio pubblicato su Communications Earth & Environment propone che gli egiziani sfruttassero l’acqua per semplificare il loro lavoro. Esaminando l’ipotesi che il Nilo si diramasse in corsi d’acqua ora scomparsi, l’autrice dello studio, Eman Ghoneim, geomorfologa egiziana-americana dell’Università della Carolina del Nord Wilmington, ha analizzato immagini satellitari del Deserto Occidentale e condotto indagini geologiche. Ha scoperto un corso d’acqua che un tempo scorreva lungo il complesso delle piramidi, ora isolato.

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Ghoneim e i suoi collaboratori ipotizzano che questo corso d’acqua, che hanno proposto di chiamare “Ahramat”, dal termine egiziano per piramidi, sia stato sepolto sotto le sabbie portate da una grave siccità circa 4200 anni fa. Inoltre sembra che i lavoratori egiziani scavassero strade che collegavano l’Ahramat ai vari cantieri, riducendo la distanza da percorrere con le pietre grazie all’uso della forza umana.

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