Chi l’avrebbe mai detto? Anche i nostri lontani cugini sono in grado di giocare a morra cinese. A dimostralo è stato uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Kyoto, pubblicato sulla rivista scientifica Primates. La ricerca ha messo in campo due esperimenti. Nel primo, sette scimpanzé sono stati posizionati davanti a un monitor, dal quale hanno assistito a tre sessioni di gioco composte da 48 coppie di simboli.
Il loro compito era individuare quale fosse quello vincente. In caso di vittoria, gli animali venivano premiati con un pezzo di mela. Inoltre, il loro spuntino era accompagnato dal sottofondo di una musichetta trionfale. In caso di sconfitta, invece, le scimmie non ricevevano alcuna ricompensa.
In particolare, il test è stato suddiviso per livelli di difficoltà: durante il primo step, il loro compito era scegliere l’elemento vincente tra carta e sasso. Dopo aver ottenuto un punteggio favorevole, pari a un minimo di 9 vittorie su 10, le scimmie sono venute a conoscenza del simbolo della forbice. Infine, nella terza fase dell’esperimento agli scimpanzé è stato richiesto di partecipare a una vera e propria partita di morra cinese, scegliendo l’elemento giusto tra combinazioni casuali di simboli.
Gli scienziati hanno osservato che i primati hanno avuto particolare difficoltà a comprendere che un elemento può vincere su un altro, ma perdere con un simbolo differente. In termini scientifici, si parla di “circolarità”, che cozza con il ragionamento lineare di questi animali. Non a caso, per individuare i maschi alfa del gruppo, le scimmie applicano una proprietà transitiva. Ad esempio, se si rendono conto che lo scimpanzé Bobo è più forte di loro, e la scimmia Bibi lo batte in uno scontro, deducono automaticamente che anche Bibi sia più forte di loro.
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Si tratta di una facoltà cognitiva fondamentale, perché risparmia loro la fatica di battersi con esemplari più vigorosi e dotati. Il secondo esperimento degli scienziati, invece, ha coinvolto 38 bambini con un’età compresa tra i 3 e i 6 anni. Il test, identico a quello a cui sono stati sottoposti gli scimpanzé, ha svelato un risultato sorprendente: i piccoli umani fino 4 anni, infatti, hanno ottenuto una performance analoga a quella delle scimmie.
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