Scienziati trasformano accidentalmente i criceti in mostri iperviolenti

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Scienziati trasformano accidentalmente i criceti in mostri iperviolenti

| 26/06/2023
Fonte: Pexels

Un esperimento finito male

  • Alcuni scienziati stavano manipolando il genoma dei criceti siriani
  • L’obiettivo era renderli più amichevoli e docili
  • Tuttavia li hanno trasformati in psicopatici ultraviolenti che attaccavano tutto ciò che vedevano
  • Per lo studio i ricercatori hanno disattivato i recettori cerebrali dei criceti che elaborano la vasopressina
  • Conoscere il funzionamento di questi sistemi potrebbe aiutarci a fornire cure migliori alle persone che soffrono di disturbi mentali

 

Alcuni scienziati stavano manipolando il genoma dei criceti siriani, ma il loro esperimento è andato terribilmente storto. Utilizzando la terapia genica, i ricercatori stavano infatti cercando di rendere i criceti più amichevoli e docili. Invece sono diventati tutto il contrario: si sono trasformati in psicopatici ultraviolenti che attaccavano tutto ciò che vedevano. “Siamo rimasti davvero sorpresi dai risultati” ha dichiarato H. Elliott Albers, professore di neuroscienze presso la Georgia State University e uno degli autori principali dello studio.

Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, aveva obiettivi abbastanza innocenti. I ricercatori volevano studiare le principali vie di segnalazione neurochimica e comprendere i cambiamenti sociali che ne derivano. In altre parole volevano capire come la disattivazione della capacità del cervello di elaborare determinate sostanze chimiche avrebbe influenzato il comportamento sociale.

Cosa è successo

Per questo studio, i ricercatori hanno disattivato i recettori cerebrali dei criceti che elaborano la vasopressina. Quest’ultima svolge un ruolo importante nella regolazione, tra l’altro, della comunicazione sociale, dell’aggressività e della motivazione dal punto di vista intimo. Per inibire i recettori dell’ormone, gli scienziati hanno utilizzato la tecnologia CRISPR-Cas9 che consente ai ricercatori di tagliare il DNA in punti specifici. Possono quindi rinnovare o sostituire i geni come necessario ed è quello che hanno fatto con i criceti. Certo, il team di ricerca si aspettava che il comportamento dei criceti cambiasse drasticamente. Ma avevano teorizzato che eliminando la vasopressina dall’equazione si sarebbe creata una società pacifica di criceti.

Avevamo previsto che, eliminando l’attività della vasopressina, avremmo ridotto sia l’aggressività che la comunicazione sociale”, ha dichiarato Albers. Ma non è affatto quello che è successo. Anzi, i risultati sono stati esattamente l’opposto. Con la disattivazione dei recettori della vasopressina, i criceti sono diventati dei veri e propri “chiacchieroni”. Hanno iniziato a comunicare esponenzialmente di più con i loro compagni di cucciolata. Allo stesso tempo, però, sono diventati estremamente aggressivi. Nei criceti normali e non manipolati, i criceti maschi sono più aggressivi delle femmine, soprattutto nei confronti di altri maschi. Ma con l’eliminazione della vasopressina, tutti i criceti hanno iniziato a combattere con altri dello stesso genere.

I risultati dell’esperimento

E dunque cosa abbiamo imparato da questo studio? Secondo i ricercatori, il valore principale dei criceti psicopatici consiste nell’evidenziare quanto non sappiamo. Con l’editing genico sempre più diffuso, questo studio sottolinea come anche piccole modifiche genetiche possano causare effetti diffusi e sorprendenti. In questo caso, ciò che non capiamo è l’effetto delle sostanze chimiche del cervello sul comportamento sociale.

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Non comprendiamo questo sistema così bene come pensavamo. I risultati controintuitivi ci dicono che dobbiamo iniziare a pensare alle azioni di questi recettori in interi circuiti cerebrali e non solo in specifiche regioni del cervello”, ha spiegato. L’équipe di Alders intende ora utilizzare i risultati ottenuti per studiare ulteriormente gli effetti della vasopressina sull’aggressività. A lungo termine, conoscere il funzionamento di questi sistemi potrebbe aiutarci a fornire cure migliori alle persone che soffrono di disturbi mentali.

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