Se è vero che d’amore non si muore è altrettanto provato che esiste una malattia del “cuore spezzato” in grado di provocare tanta sofferenza fisica e psicologica. Stiamo parlando della cardiomiopatia Takotsubo, una condizione che colpisce circa 5.000 persone ogni anno. È una sindrome cardiaca acuta, identificata di recente, che simula l’infarto miocardico. Il muscolo cardiaco si indebolisce improvvisamente, di solito a causa di un grave stress emotivo o fisico.
I ricercatori dell’Università di Aberdeen stanno cercando una soluzione volta ad aiutare le persone con cardiomiopatia Takotsubo. A tal proposito hanno pubblicato un annuncio per la ricerca di 100 scozzesi “dal cuore spezzato” che si prestino volontari partecipando al loro studio. Gli scienziati proveranno un programma di esercizi e terapie psicologiche per questi pazienti. Verrà fornita loro una scheda personalizzata di esercizi, un regime di terapia cognitivo comportamentale (CBT) e faranno anche parte di un gruppo di controllo.
La ricerca sarà sviluppata e portata avanti per i prossimi tre anni. L’università di Aberdeen ha già aperto la strada allo studio di tale condizione, che è stata riconosciuta solo alla fine degli anni ’90. Il dottor David Gamble, dell’Università di Aberdeen, ha affermato che la cardiomiopatia Takotsubo: “Rimane una condizione relativamente poco conosciuta. È fondamentale sviluppare una base di prove di alta qualità per guidare i medici nella gestione di questa condizione”. Secondo gli studi condotti fino ad oggi, il 7% di tutti gli attacchi di cuore possono essere attribuiti a tale condizione.
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Le principali caratteristiche della cardiomiopatia Takotsubo sono: anomalie dell’elettrocardiogramma che imitano quelle di un infarto; dolore al petto e mancanza di respiro dopo un forte stress (sia emotivo che fisico); anomalie del movimento nel ventricolo sinistro e nessuna evidenza di ostruzione dell’arteria coronaria. Inizialmente gli studiosi hanno riconosciuto la sindrome nella popolazione Giapponese: questa si presenta di solito nelle donne in menopausa, di 55-75 anni, ed ha un’incidenza nella popolazione generale di 1/36.000.
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