Le scene sconce raffigurate nei bagni pubblici degli Antichi Romani

I mosaici sconci rinvenuti nell’odierna Turchia

 

Pensate che le frasi e i disegni volgari tracciati su porte e pareti dei bagni pubblici siano lo specchio della decadenza dei tempi moderni? In realtà, vi sbagliate di grosso: le rappresentazioni sconce lasciate a imperitura memoria in questi luoghi, infatti, esistono fin dall’epoca degli Antichi Romani. A testimoniare questa usanza millenaria è una recente scoperta avvenuta in un sito romano dell’odierna Turchia. Nel II secolo d.C., Antiochia ad Cragum era un fiorente centro commerciale dell’impero romano. In quest’area, nel 2018 hanno avuto avvio gli scavi archeologici che hanno permesso agli studiosi di riportare alla luce numerosi reperti, tra cui alcuni mosaici dal contenuto decisamente scottante.

La prima scena ritratta ha per protagonisti un airone, che rappresenta Giove, e Ganimede, un giovane e affascinante principe troiano rapito dal padre degli dei per diventare suo amante. Nelle raffigurazioni di Ganimede, il ragazzo viene rappresentato convenzionalmente con un cerchio e un bastone, due giochi che simboleggiano la sua innocenza. Il mosaico in questione, invece, mostra il giovane nell’atto di pulire la latrina con una spugna attaccata al bastone. Alle sue spalle c’è l’airone, che tiene nel becco una spugna, con cui strofina i genitali di Ganimede.

Narciso si compiace dei suoi gioielli di famiglia

L’altra scena del mosaico audace che tappezza il bagno pubblico del sito di Antiochia ad Cragum ritrae Narciso. Tutti conosciamo questo personaggio della mitologia, noto per essere innamorato esclusivamente del suo stesso riflesso. Anche in questo caso, Narciso viene raffigurato nell’atto di specchiarsi.

La sua immagine, però, non appare così bella e perfetta, perché il giovane ha un naso lungo e antiestetico. Inoltre, anziché ammirare il suo viso, Narciso guarda in basso, verso le sue parti intime, con estrema soddisfazione. La grandezza dei suoi attributi, infatti, sembra corrispondere alle dimensioni del naso.

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Secondo gli archeologi, questi ritrovamenti hanno un’importanza straordinaria. Essi non solo sono incredibilmente rari, ma offrono uno spaccato autentico delle comunità che vivevano in quest’area dell’impero romano.

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