Il tempio della dea Hator è una delle costruzioni più impressionanti dell’Egitto per dimensioni e valore artistico ed una delle meglio conservate.
Hathor era una delle dee più venerate dell’antico Egitto poiché simboleggiava la gioia, la maternità e l’amore per le donne. Il complesso è costituito da numerose stanze grandi e piccole, un magazzino, un laboratorio, santuari e numerose rappresentazioni di Cleopatra VI.
Il tempio, che sorge a Dendera, città anticamente dedicata alla dea, è famoso oltre che per la sua incomparabile bellezza, anche per una particolarità che nel tempo ha dato vita a interrogativi tra gli archeologi e speculazioni varie di natura complottistica. All’interno del tempio c’è una scalinata che porta al tetto e i cui gradini di pietra arenaria sono “fusi” al centro, come se si fossero sciolti e mescolati insieme.
Una delle spiegazioni più bizzarre fa riferimento a presunte conoscenze e tecnologie avanzate in uso agli egizi, come ad esempio l’impiego di energia nucleare in grado di fondere la pietra. Un’altra ipotesi è invece che qualcuno, salendo le scale e trasportando una misteriosa sostanza altamente corrosiva, sia inciampato versando il contenuto a terra e causando lo scioglimento dei gradini. Un’altra ipotesi prende spunto da un’illustrazione sulle pareti della scalinata in cui i raggi del sole colpiscono l’immagine del tempio: i gradini quindi potrebbero essere stati sciolti da un’enorme fonte di calore.
Lo storico e divulgatore Charles Koss ha dato quattro possibili spiegazioni sullo stato delle scale. Una prima ipotesi, addotta anche da altri storici, è quella dell’erosione e deformazione della parte centrale per via del continuo passaggio delle persone. Koss però non è convinto di questo, poiché l’erosione non ha prodotto un aspetto simile in nessun’altra scala del mondo. Ad un’osservazione più attenta sembra invece che i gradini siano ricoperti di qualche materiale anziché essere erosi. Koss ipotizza che i gradini consumati possano aver subito un lavoro di riparazione, con l’aggiunta di qualche materiale non idoneo che si è spostato dalla posizione iniziale scivolando sulle scale. Ma se ciò fosse realmente accaduto, il materiale sarebbe stato rimosso e i gradini riparati in altro modo.
La quarta ipotesi, e quella più probabile, è che l’aspetto delle scale sia il risultato di un fenomeno geologico simile a quello della formazione delle stalagmiti. L’acqua, contenente carbonato di calcio potrebbe aver gocciolato dal soffitto, lasciando depositare il materiale sui gradini.
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Contemporaneamente le persone che passavano sulle scale calpestavano il carbonato di calcio, impedendo di accumularsi in altezza ma distribuendolo orizzontalmente nella parte centrale delle scale: un processo lungo e graduale avvenuto nel corso di molti secoli.
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