Quando apriamo un sacchetto di patatine, ci troviamo spesso di fronte a una delusione iniziale: lo spazio vuoto occupa una buona parte del pacchetto. Tuttavia questo non è necessariamente un trucco per ridurre le quantità, ma una strategia pensata per garantire qualità e protezione al prodotto. La pratica, chiamata “slack fill”, prevede l’aggiunta di azoto nello spazio vuoto.
Questo gas inerte offre numerosi vantaggi: elimina l’umidità, impedendo alle patatine di ammorbidirsi, e previene l’irrancidimento, fenomeno che si verifica in presenza di ossigeno. A differenza dell’aria normale, l’azoto è più stabile e non reagisce ai cambiamenti di temperatura, garantendo patatine sempre croccanti.
Ma i benefici non finiscono qui. Rimuovere l’ossigeno dal sacchetto aiuta anche a ostacolare la crescita di batteri e muffe, prolungando così la durata di conservazione. In pratica, il gas non solo mantiene intatta la qualità del prodotto, ma lo rende anche più sicuro per il consumo. Un ulteriore motivo per cui i produttori lasciano spazio vuoto nei sacchetti è la protezione meccanica. Durante il trasporto, le patatine subiscono urti e scossoni, e lo “slack fill” funge da cuscinetto, riducendo il rischio che si rompano.
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Senza questo accorgimento, sarebbe comune trovare solo frammenti e briciole invece di fette intatte. Nonostante queste spiegazioni, alcune aziende tendono ad abusare di questa pratica, riempiendo i sacchetti con più azoto del necessario per aumentare il volume apparente del prodotto. Secondo indagini, marchi come Pringles mantengono un buon equilibrio con solo il 29% di spazio vuoto, mentre altri arrivano a superare il 50%.
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