Questo è ciò che succede al tuo cervello mentre corri

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Questo è ciò che succede al tuo cervello mentre corri

| 12/07/2024
Fonte: Pixabay

Benefici della corsa: la scoperta dei ritmi spline

  • Gli studiosi hanno identificato un ritmo cerebrale estremamente rapido, chiamato “spline”, che migliora la comunicazione tra l’emisfero sinistro e destro del cervello durante la corsa e il sonno
  • I ritmi spline diventano più intensi e precisi con l’aumento della velocità della corsa, facilitando movimenti rapidi e precisi e migliorando la nostra capacità di evitare ostacoli improvvisi
  • I ritmi spline sono osservabili durante la fase REM del sonno e potrebbero coordinare le informazioni, aiutando a consolidare le esperienze di veglia in ricordi a lungo termine
  • Ls corteccia retrospleniale è la regione del cervello fondamentale per l’orientamento spaziale, la memoria e l’immaginazione, ed è una delle prime aree a subire danni nelle persone affette dal morbo di Alzheimer
  • I ritmi spline potrebbero essere utilizzati come biomarcatori precoci per il morbo di Alzheimer, offrendo nuove prospettive per la diagnosi precoce e il trattamento delle malattie neurodegenerative

 

Diversi studi in passato hanno esaminato i molteplici benefici della corsa, ma mai prima d’oggi si era giunti a una scoperta così sorprendente. Recentemente, i ricercatori dell’Università del Michigan hanno identificato un ritmo cerebrale estremamente rapido, capace di migliorare la comunicazione tra l’emisfero sinistro e destro del cervello sia durante la corsa che durante il sonno. Ma come si manifesta concretamente questo fenomeno?

La scoperta dei ritmi spline e il loro ruolo nella corsa e nel sonno

Avete mai sperimentato, durante una corsa, l’ostacolo improvviso di un ramo che vi costringe a deviare rapidamente il vostro percorso? In tali situazioni, la mente umana riesce a reagire prontamente, facendoci evitare l’ostacolo senza interrompere la corsa. Ma come riesce il cervello a farlo in maniera così precisa e veloce? La risposta risiede proprio nel ritmo veloce appena scoperto, denominato “spline” dagli studiosi. Questo termine è stato scelto per la sua somiglianza visiva con le scanalature meccaniche, simili ai denti ad incastro sugli ingranaggi.

I ritmi spline, infatti, diventano più intensi e precisi quando la velocità della corsa aumenta, facilitando una comunicazione rapida e coesa tra i due emisferi cerebrali. Megha Ghosh, la principale autrice dello studio, ha spiegato: “Le scanalature diventano anche più forti e ancora più precise quando si corre più velocemente. È probabile che questo aiuti la parte sinistra e destra del cervello a calcolare in modo più coeso e rapido quando un animale si muove più velocemente”.

Inoltre, i ritmi spline sono osservabili anche durante il movimento rapido degli occhi nella fase REM del sonno. Questo suggerisce che potrebbero coordinare le informazioni durante il sonno, aiutando a consolidare le esperienze di veglia in ricordi a lungo termine. Lo studio si concentra sulla corteccia retrospleniale del cervello, una regione chiave per l’orientamento spaziale, la memoria e l’immaginazione.

La corteccia retrospleniale è una regione fondamentale del cervello che ci aiuta a comprendere dove siamo nello spazio e a prendere decisioni su come muoverci. Quando corriamo, questa regione calcola continuamente il nostro percorso e ci guida, permettendoci di evitare ostacoli improvvisi come rami o buche. È affascinante notare come la scoperta dei ritmi spline non solo migliori la nostra capacità di reagire rapidamente, ma possa anche avere implicazioni importanti per il nostro benessere cognitivo.

La corteccia retrospleniale: un possibile biomarcatore per l’alzheimer?

La corteccia retrospleniale è cruciale per le nostre capacità di orientamento, aiutandoci a determinare quando svoltare a destra o sinistra, ed è anche fondamentale per la memoria e l’immaginazione. Tuttavia, è anche una delle prime aree del cervello a subire danni nelle persone affette dal morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno sottolineato che la corteccia retrospleniale viene alterata molto presto nella malattia di Alzheimer, il che apre la possibilità di utilizzare i ritmi spline come biomarcatori precoci per questa malattia.

Attualmente, gli studiosi stanno esplorando questa ipotesi in modelli preclinici di malattie neurodegenerative, con l’obiettivo di sviluppare nuovi metodi per la diagnosi precoce e il monitoraggio dell’Alzheimer. Se i ritmi spline possono essere utilizzati per identificare i primi segni della malattia, potremmo essere in grado di intervenire più tempestivamente e con maggiore efficacia.

Oltre alla loro potenziale utilità nella diagnosi precoce dell’Alzheimer, i ritmi spline offrono anche una finestra affascinante sulla plasticità del cervello umano. La capacità del cervello di adattarsi e modificare i suoi ritmi in risposta all’attività fisica suggerisce che l’esercizio potrebbe essere una componente fondamentale per mantenere la salute cognitiva nel lungo termine.

La scoperta dei ritmi spline rappresenta un passo significativo nella comprensione di come il nostro cervello gestisca movimenti complessi e informazioni durante il sonno. Questo ritmo cerebrale non solo migliora le prestazioni fisiche durante la corsa, ma potrebbe anche offrire nuove prospettive per la diagnosi e il trattamento di malattie neurodegenerative.

L’importanza della corteccia retrospleniale per la memoria e l’orientamento spaziale implica che i ritmi spline potrebbero giocare un ruolo critico nella nostra capacità di navigare nel mondo. Quando questa regione del cervello è danneggiata, come nel caso dell’Alzheimer, la nostra capacità di orientamento e memoria viene compromessa. Pertanto, monitorare i ritmi spline potrebbe fornire indizi preziosi sullo stato di salute del cervello.

Inoltre, i ritmi spline potrebbero avere implicazioni per altre condizioni neurologiche. Ad esempio, la loro presenza e intensità potrebbero variare in persone con disturbi del movimento o altre malattie neurodegenerative, offrendo ulteriori spunti per la ricerca e il trattamento.

La ricerca sui ritmi spline è ancora in fase iniziale, ma i risultati finora ottenuti sono promettenti. Continuando a esplorare questa area, gli scienziati sperano di sviluppare nuovi approcci per migliorare la salute del cervello e la qualità della vita delle persone con malattie neurodegenerative.

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