Psicologia dell’imballaggio: ecco come ti ingannano gli e-commerce

Le dimensioni contano: ecco perché i pacchi che ti recapitano sono così grandi

 

Vi è mai capitato di ordinare un prodotto di piccole dimensioni e di riceverlo all’interno di un pacco gigantesco e decisamente sproporzionato rispetto al suo contenuto? No, non è un caso: si tratta di una vera e propria strategia di marketing. Questa tecnica prende il nome di psicologia dell’imballaggio ed è finalizzata ad alterare la percezione dei consumatori.

Sebbene, infatti, possa capitare che i magazzini non abbiano a disposizione scatole della giusta dimensione per spedire il prodotto acquistato, alcune aziende ricorrono sistematicamente a imballi eccessivamente ingombranti con un duplice scopo. Da un lato, questa tecnica fa sì che l’acquisto venga percepito dal consumatore come un ottimo affare: vedersi recapitare un grosso scatolone da aprire, infatti, accresce l’entusiasmo e la soddisfazione degli acquirenti. In secondo luogo, le confezioni di grandi dimensioni hanno l’effetto di aumentare il consumo del prodotto acquistato, incrementando le vendite.

Un grosso rischio per l’ambiente

Questa tecnica ha ripercussioni non solo sui consumi, ma anche sull’ambiente. Infatti, più grande è l’imballaggio maggiore è la sua impronta di carbonio, ovvero la quantità di emissioni di gas serra rilasciate per la sua produzione e il suo smaltimento. Non tutti sanno, infatti, che molti imballaggi sono realizzati non solo con la carta, ma anche con la plastica.

Senza contare, poi, che lo stesso utilizzo del cartone è responsabile di danni all’ecosistema. Sebbene al giorno d’oggi il 54% della cellulosa utilizzata per gli scatoloni sia riciclata e il 3% venga prodotto con fibre ecologiche alternative, come la bagassa o la paglia di grano, la restante percentuale di cellulosa ha un forte impatto ambientale.

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Infatti, secondo i dati dell’organizzazione Canopy, che si batte per la salvaguardia dell’ecosistema, il 43% della cellulosa usata per gli imballaggi è ricavata da fibra vergine di foresta. Non solo: la metà di questa fibra potrebbe provenire da foreste antiche e in via di estinzione. Per questo, sono numerose le associazioni ambientaliste e gli attivisti che promuovono l’uso di soluzioni di ultima generazione per mettere a punto packaging interamente a base di materiali riciclati e fibre alternative, come gli scarti dell’agricoltura.

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