“sono ancora senza parole da quanto mi è accaduto ma volevo condividerlo con qualcuno di estraneo per sentirmi meno male e meno giudicata. Sono una ragazza di 29 anni che ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita studiando biologia e biologia molecolare, ho svolto innumerevoli tirocini e ho fatto tanta tanta gavetta. Ma oggi lavoro per una grossa multinazionale che mi permette di vedere i frutti del mio impegno. Fin qui tutto bellissimo, finché non ho ricevuto il mio primo stipendio e ho pensato bene di rendere partecipe il mio fidanzato. Lui non ha preso benissimo questo mio traguardo, ma io ho cercato di mantenere la calma per il bene della nostra relazione. Finché comunque non c’è stato verso, non possiamo cambiare le persone che abbiamo accanto, soprattutto quando non sono felici per noi.”
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La nostra fan, una ragazza di 29 anni, ha deciso di condividere un’esperienza tanto importante quanto dolorosa. Dopo dieci anni di impegno nello studio, tra biologia e biologia molecolare, e dopo aver affrontato tirocini e lunghi periodi di gavetta, oggi lavora per una grande multinazionale che finalmente le sta dando la soddisfazione di vedere riconosciuti i suoi sforzi. Un traguardo meritato, raggiunto con costanza e determinazione.
Ma proprio questo momento di gioia, che avrebbe dovuto essere condiviso con chi ama, si è trasformato in una delusione profonda. Quando ha ricevuto il suo primo stipendio, ha pensato di parlarne con il fidanzato, con l’entusiasmo di chi vuole celebrare insieme un passo importante. La sua reazione, però, non è stata quella che si aspettava. Anziché felicità o orgoglio, ha percepito disagio, fastidio, forse persino invidia.
Nonostante tutto ha cercato di mantenere la calma, di salvare il rapporto e trovare un equilibrio. Ma col tempo ha capito una verità difficile da accettare: non si possono cambiare le persone che abbiamo accanto, soprattutto quando non riescono a essere felici per i nostri successi. Condivide la sua storia per liberarsi da quel senso di solitudine e giudizio che ha sentito addosso, cercando comprensione e, forse, conforto.
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