Avere poca memoria fa vivere meglio: lo studio

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Avere poca memoria fa vivere meglio: lo studio

| 17/04/2023
Fonte: Pixabay

Ricordare meno per ricordare meglio

  • Dimenticare dove abbiamo messo le chiavi o avere una parola sulla punta della lingua non deve preoccuparci
  • A sostenerlo è il professor Scott Small, autore del libro Dimenticare: i benefici del non ricordare
  • La nostra mente tende a sovrascrivere le informazioni che non ritiene utili
  • In questo modo, il cervello riesce a stabilire delle priorità e a reagire con maggior prontezza
  • Avere troppa memoria, infatti, è tutt’altro che positivo

 

Siamo alla costante ricerca di accorgimenti che ci permettano di migliorare la capacità di ricordare le informazioni. Se vi dicessimo, però, che avere poca memoria non è affatto negativo? A sostenerlo è  Scott Small, professore di neurologia e psichiatria e direttore del Centro di ricerca sull’Alzheimer della Columbia University a New York. L’autore di Forgetting: The benefits of not remembering (Dimenticare: i benefici del non ricordare) sostiene che la dimenticanza sia una vera e propria capacità, al pari di quella relativa al saper ricordare.

Infatti, rimuovere i ricordi dal cervello non è un’operazione passiva: alla base della selezione di ciò che rimane nella mente e ciò che cade nell’oblio, infatti, c’è un vero e proprio processo decisionale inconscio, indispensabile per rimuovere dalla memoria le informazioni inutili, che non farebbero altro che occupare spazio utile a immagazzinare altri dati. Insomma, secondo Small si tratterebbe di una vera e propria questione di ottimizzazione.

La sindrome della supermemoria

Il professore, infatti, ha spiegato: “La capacità di dimenticare ciò che non è essenziale aiuta il cervello a pensare meglio, a darsi delle priorità, a prendere decisioni più in fretta e migliori, e anche ad essere più creativi. In conclusione, la normale dimenticanza, in equilibrio con un’adeguata memoria, ci regala una mente più flessibile“.

Accanto alla perdita di memoria patologica, infatti, esiste il disturbo opposto, noto come ipertimesia, o supermemoria: “Chi ricorda nei minimi dettagli che cosa ha mangiato a pranzo trent’anni fa non è capace più di chiunque altro di ricordare un numero di telefono o dove abbia messo le chiavi, perché la memoria di ferro è solo quella autobiografica, quella sui fatti della vita. E averla non è un vantaggio: ricordare ogni dolore, rimpianto, esperienza traumatica imprigiona in un’esistenza sofferente“.

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Insomma, per avere una buona memoria a volte dimenticare è fondamentale. Del resto, ciò che di nozionistico immagazziniamo nel cervello non ha alcuna utilità: per questo, la nostra mente tende a sovrascrivere i dati in modo che le nuove decisioni prese siano più intelligenti e adatte alla specifica situazione in cui ci troviamo.

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