Vuoi fare sempre più cose nel meno tempo possibile? Forse soffri di “hurry sickness”

Uno stato d’ansia che include insonnia e irritabilità

 

La “hurry sickness”, o “mal di fretta”, è una condizione diffusa, soprattutto tra chi ricopre ruoli con elevate responsabilità. Non è classificata come malattia medica, ma descrive un persistente stato d’ansia legato alla necessità di completare ogni attività nel minor tempo possibile, anche quando non è necessario. Questo fenomeno è stato introdotto dai cardiologi Meyer Friedman e Ray Rosenman, che lo associarono alla “personalità di tipo A”, spesso caratterizzata da competitività, impazienza e stress.

Nelle società moderne, incentrate sulla produttività e sull’efficienza, questa condizione è sempre più comune. Le persone colpite sentono una pressione costante, alimentata dalla convinzione di dover fare di più in meno tempo. Tuttavia questo ritmo incessante può danneggiare il benessere fisico e mentale. Tra i sintomi più comuni ci sono insonnia, irritabilità, ansia e la sensazione costante di essere a corto di tempo.

Il riposo e il tempo libero non dovrebbero essere trascurati

Spesso si tenta di compensare adottando il multitasking, che però tende a ridurre la qualità del lavoro e a generare ulteriore frustrazione. A lungo andare, il mal di fretta può incidere sulla salute fisica: tensione costante e mancanza di sonno indeboliscono il sistema immunitario e aumentano il rischio di malattie cardiovascolari, tra cui l’ipertensione. Per affrontare questa condizione, è cruciale adottare strategie per gestire meglio il tempo e lo stress.

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La mindfulness è uno strumento utile: dedicare alcuni minuti al respiro profondo e alla consapevolezza aiuta a ritrovare equilibrio. Stabilire priorità e imparare a dire “no” sono altrettanto fondamentali per evitare il sovraccarico. Inoltre il riposo e il tempo libero non dovrebbero essere trascurati: rallentare permette di recuperare energie e mantenere un approccio più sostenibile alla vita. La “hurry sickness” non è solo un problema individuale, ma riflette anche la cultura del lavoro di molte società occidentali. Affrontarla richiede un cambiamento di prospettiva, che valorizzi la qualità della vita tanto quanto la produttività. Il primo passo è riconoscerne i sintomi e prendere misure concrete per rallentare, migliorando così il benessere personale e professionale.

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