Esiste un collegamento tra le emissioni inquinanti di cui si è responsabili e il proprio conto in banca: a dirlo è uno studio finanziato da Oxfam, una organizzazione che si batte per migliorare le condizioni di vita di tutti i poveri del mondo. La ricerca, infatti, ha messo in luce che le persone più facoltose arrivano ad emettere un milione di anidride carbonica in più rispetto a quella prodotta dal cittadino medio.
Lo studio ha esaminato gli investimenti effettuati dai 125 miliardari più ricchi al mondo, per capire in quale genere di attività facessero fruttare i propri soldi. Il quadro che ne è uscito è davvero inquietante. Infatti, dall’analisi è emerso che ogni super ricco emette in media 3 milioni di anidride carbonica ogni anno, solo in relazione ai propri investimenti. Il confronto con il restante 90% della popolazione mondiale è impietoso: tutti gli altri, infatti, producono 2,76 tonnellate pro capite.
Insomma, bastano appena 125 persone per alimentare, attraverso i loro investimenti, l’emissione di quasi 400 milioni di tonnellate di CO2, un quantitativo pari a quello prodotto dalla Francia, abitata, però, da 67 milioni di persone. Se trovate che questi dati siano a dir poco scioccanti, sappiate che non è tutto.
Molto probabilmente, infatti, si tratta di numeri al ribasso: i miliardari e le aziende che ricevono i loro cospicui investimenti, del resto, non hanno alcun interesse a far trapelare dati pubblici e ufficiali sulle proprie emissioni. Per Oxafm, quindi, non possiamo più fare finta di niente: è necessario che il dibattito politico internazionale inizi a puntare l’attenzione sulla responsabilità dei super ricchi nella crisi ambientale, tassando gli investimenti inquinanti: “La COP27 deve mettere in luce questo aspetto negativo delle grandi aziende e dei loro ricchi investitori, che traggono profitto dall’inquinamento“.
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Solo orientando gli investimenti verso aziende con alti standard sociali e ambientali, del resto, potremmo riuscire a far diminuire il livello di emissioni di anidride carbonica di quattro volte rispetto all’attuale produzione.
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