La “sindrome da vibrazione fantasma” è un fenomeno sempre più comune nella nostra era digitale, che molti di noi hanno vissuto almeno una volta. Questo termine descrive la sensazione di percepire vibrazioni o suoni del telefono quando in realtà non c’è nulla di reale che li provochi. Questo fenomeno, noto anche come “ringxiety” o “phonetom”, sembra colpire una parte significativa della popolazione e ha sollevato diverse domande riguardo alle sue cause e modalità di gestione.
Una delle spiegazioni principali suggerisce che l’uso intensivo dei dispositivi mobili possa sensibilizzare il cervello agli stimoli associati alle notifiche. Quando il cervello è continuamente esposto a suoni e vibrazioni provenienti dal telefono, può iniziare a interpretare erroneamente altri segnali sensoriali, come le contrazioni muscolari o le vibrazioni superficiali, come se fossero notifiche del telefono. Questo fenomeno può essere considerato una forma di allucinazione tattile, in cui il cervello percepisce sensazioni che non esistono effettivamente.
La dipendenza dai cellulari e dai social network può amplificare questa sindrome. La continua attesa di nuove notifiche e il controllo incessante del telefono possono creare un ciclo di aspettativa che aumenta la predisposizione a percepire segnali falsi. Come sottolineato dal ricercatore Daniel Kruger, questo comportamento è simile a quello osservato nelle dipendenze, dove gli individui diventano estremamente sensibili agli stimoli legati alla loro dipendenza. Per contrastare la sindrome da vibrazione fantasma, è fondamentale adottare alcune strategie per ridurre la dipendenza dal telefono.
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Una misura utile è disattivare le notifiche non essenziali, il che può limitare l’uso compulsivo del dispositivo e diminuire la frequenza delle percezioni errate. Inoltre molti smartphone offrono opzioni per limitare il tempo dedicato alle applicazioni, facilitando una gestione più equilibrata del tempo trascorso con il dispositivo. Riscoprire il valore della noia può anche essere vantaggioso. In un contesto altamente stimolante, consentire al cervello di sperimentare momenti di inattività può ridurre l’ansia legata alla ricerca continua di stimoli digitali.
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