L’anno bisestile, con il suo 29 febbraio, ha radici antiche che risalgono all’epoca romana e all’influenza di Giulio Cesare. Nel 46 a.C., Giulio Cesare, in qualità di Pontefice Massimo, sostituì il calendario lunare con quello solare, che è alla base del calendario gregoriano attualmente in uso. Il nuovo calendario introdotto da Cesare includeva l’anno bisestile, caratterizzato dall’aggiunta di un giorno, il 29 febbraio, ogni quattro anni.
Prima della riforma cesariana, il calendario romano era in uno stato di confusione a causa dell’abuso da parte dei Pontefici, che inserivano giorni intercalari arbitrari, portando a una mancanza di allineamento tra le stagioni e le festività agricole. Cesare, seguendo le indicazioni dell’astronomo greco Sosigene di Alessandria, stabilì un anno di 365 giorni, con l’aggiunta di un giorno extra ogni quattro anni per compensare l’eccesso di tempo che la Terra impiega per orbitare attorno al Sole.
Il termine “bisestile” deriva dal latino “bi-sextus” poiché il giorno extra era aggiunto al sesto giorno prima delle calende di marzo, che iniziava il nuovo anno. Questo approccio ha contribuito a risolvere il problema della divergenza tra l’anno civile e l’anno solare, mantenendo le stagioni allineate con il calendario. La necessità di correggere il calendario è stata evidenziata anche nel XVI secolo, quando papa Gregorio XIII ha introdotto ulteriori modifiche, eliminando dieci giorni per ripristinare l’allineamento con l’equinozio di primavera.
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Il calendario gregoriano, ancora in uso oggi, ha ridefinito le regole per l’anno bisestile, rendendolo divisibile per 4, tranne gli anni secolari, che sono bisestili solo se divisibili per 400. Sebbene alcune superstizioni popolari associno gli anni bisestili alla sfortuna, il loro scopo originario era quello di preservare l’allineamento tra il tempo civile e quello astronomico. La singolarità del 29 febbraio è evidenziata anche dalla tradizione di considerarlo il “giorno dello scapolo” in alcuni Paesi anglosassoni, dove le donne possono fare proposte di matrimonio solo in questo giorno (e questa deve essere accettata, pena un risarcimento), e l’anno “speciale” è chiamato “leap year”, anno del salto, poiché fa slittare di due giorni la data delle festività.
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