Perché procrastiniamo le cose da fare?

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Perché procrastiniamo le cose da fare?

| 16/01/2024
Fonte: Pexels

La tendenza a procrastinare è tra le più diffuse e spesso riguarda anche piccoli compiti quotidiani facili da svolgere

  • La procrastinazione è una tendenza piuttosto diffusa tra le persone
  • Si rimanda un compito anche molto semplice per evitare le emozioni negative che suscita
  • I procrastinatori cronici in genere hanno difficoltà a gestire e regolare le proprie emozioni
  • Imparare a gestire le emozioni negative può aiutare a ridurre la procrastinazione
  • Potrebbe essere utile suddividere il compito in passaggi intermedi, trovare qualcosa di significativo nel farlo e ricompensarsi per averlo portato a termine

 

Con l’inizio del nuovo anno molti stabiliscono nuovi propositi per lasciarsi alle spalle le cattive abitudini. Si fanno programmi, ci si impegna in nuove attività, ma spesso alle buone intenzioni non segue una effettiva pratica.

La procrastinazione riguarda l’evitamento

La tendenza a procrastinare è tra le più diffuse e spesso riguarda anche piccoli compiti quotidiani facili da svolgere. Che si tratti di finire un lavoro, inviare una mail o andare a correre, ci sono dei compiti che possono sembrare insormontabili. Il modo più semplice per evitarli è rimandarli a più tardi o non completarli mai. Ma perché si procrastina e c’è qualcosa che si può fare per ridurre questa tendenza?

«Fondamentalmente, la procrastinazione riguarda l’evitamento», ha detto a WordsSideKick.com Fuschia Sirois, professore di psicologia all’Università di Durham, nel Regno Unito. «Tuttavia, più che il compito in sé, sono spesso le emozioni legate a un’attività a far indietreggiare le persone. La procrastinazione è una forma specifica di ritardo che è sia non necessaria che volontaria, nel senso che non è causata dalla necessità della persona di dare priorità ad altri compiti o da un’emergenza imprevista», ha aggiunto Sirois. «La persona che procrastina di solito lo fa nonostante sappia che il compito è importante o prezioso per lui o per gli altri, e che rimandarlo potrebbe essere dannoso per lui o per gli altri».

La difficoltà a gestore le emozioni

I procrastinatori cronici in genere hanno difficoltà a gestire e regolare le proprie emozioni. In uno studio di imaging cerebrale del 2021, Sirois e i suoi colleghi hanno scoperto che gli studenti universitari con un volume maggiore di materia grigia nella corteccia prefrontale dorsolaterale sinistra, una regione del cervello associata all’autocontrollo, erano meno inclini alla procrastinazione rispetto ai loro coetanei. Maggiore era il numero di connessioni neurali tra questa parte del cervello e le regioni frontali, migliore era la capacità degli studenti di regolare le emozioni negative, concentrandosi sui benefici a lungo termine e rispettando i compiti. Quelli con meno collegamenti tra quelle aree erano più propensi a procrastinare a scapito delle ricompense future.

Uno studio del 2018 ha anche dimostrato che il centro di rilevamento delle minacce nel cervello, l’amigdala, tende ad essere più grande, e quindi più sensibile, nelle persone che procrastinano.

«A fronte di una minaccia molto piccola il disagio previsto può essere molto forte e per questo il bisogno di evitare il disagio prevale su qualsiasi considerazione nel non portare a termine il compito» ha spiegato il ricercatore.

Dividere il compito in più fasi intermedie

La procrastinazione può aumentare lo stress, innescando così un circolo vizioso che può ad esempio danneggiare la salute mentale, abbassare il rendimento scolastico e portare a difficoltà finanziarie. La ricerca ha anche dimostrato che imparare a gestire le emozioni negative può aiutare a ridurre la procrastinazione. Sirois consiglia di fare un passo indietro quando un compito sembra opprimente per valutare quali emozioni ha scatenato la situazione e perché si desidera evitarle.

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Potrebbe essere utile suddividere il compito in passaggi intermedi, trovare qualcosa di significativo nel farlo e ricompensarsi per averlo portato a termine.

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