Perché Pitagora odiava le fave?

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Perché Pitagora odiava le fave?

| 07/06/2024
Fonte: Facebook

La repulsione di Pitagora per le fave: un episodio singolare della Storia

  • Pitagora, nato a Samo tra il 580 a.C. e il 570 a.C., è noto per il teorema che porta il suo nome
  • Aveva una forte avversione per le fave, che riteneva simili ai feti umani, considerandole legate al cannibalismo
  • Impose numerosi divieti ai suoi seguaci, tra cui il consumo di fave, il non indossare lana e l’ordine di calzare i sandali
  • La sua credenza nelle fave potrebbe essere stata la causa della sua morte, poiché si rifiutò di attraversare un campo di fave durante una fuga
  • Le sue convinzioni bizzarre e le sue scoperte scientifiche offrono un affascinante contrasto che rende Pitagora una figura complessa e intrigante

 

Pitagora, il celebre filosofo e matematico di origine greca, nato a Samo tra il 580 a.C. e il 570 a.C., è noto per le sue straordinarie scoperte scientifiche e matematiche, tra cui il famoso teorema che porta il suo nome. Tuttavia, come molti pensatori dell’antichità, aveva alcune convinzioni piuttosto eccentriche. Una delle più curiose riguarda la sua avversione per un tipo particolare di legume: le fave.

Secondo Pitagora, le fave avevano una forma che ricordava i feti umani. Questo dettaglio lo portò a sviluppare una teoria secondo cui mangiare fave equivaleva a commettere un atto di cannibalismo. Il filosofo era convinto che questi legumi contenessero al loro interno “le anime dei morti”. Di conseguenza, vietò rigorosamente a sé stesso e ai suoi seguaci di consumarle. Spezzare o schiacciare una fava era considerato da Pitagora un vero e proprio omicidio.

Questa bizzarra credenza era solo una delle molte regole peculiari che Pitagora imponeva alla sua scuola. Altri divieti comprendevano non indossare capi di lana e calzare prima il sandalo destro e poi quello sinistro. Le sue teorie e le sue pratiche quotidiane erano spesso motivo di scherno, ma egli rimaneva fermamente convinto delle sue posizioni.

L’incredibile fuga di Pitagora

Le convinzioni di Pitagora sulle fave non solo influenzarono la sua vita quotidiana, ma potrebbero aver contribuito alla sua morte. Un episodio drammatico nella vita del filosofo greco racconta di come il figlio di un ricco nobile, a cui era stato negato l’ingresso nella comunità pitagorica, incitò una folla contro Pitagora e i suoi seguaci. Questo portò a un massacro violento, dal quale pochi riuscirono a scappare.

Pitagora, uno dei pochi sopravvissuti iniziali, si trovò a fuggire da un edificio in fiamme. Durante la fuga, il matematico si imbatté in un campo di fave. La sua unica via di scampo richiedeva di attraversare il campo, calpestando inevitabilmente le piante. Tuttavia, il terrore di compiere un gesto che considerava sacrilego, ovvero schiacciare le fave, lo paralizzò. Incapace di attraversare il campo, Pitagora fu raggiunto dai suoi nemici e venne brutalmente pugnalato a morte.

Questa storia, sebbene tragica, sottolinea l’estremo a cui Pitagora portava le sue convinzioni. La sua fedeltà ai propri principi era così forte da impedirgli di salvarsi la vita, evidenziando il conflitto tra le credenze personali e la realtà pratica. L’episodio del campo di fave rimane uno dei racconti più affascinanti e bizzarri legati alla vita di questo grande pensatore.

Pitagora e la sua eredità: tra scienza e bizzarrie

La vita e le opere di Pitagora continuano a suscitare interesse e ammirazione. Sebbene le sue teorie matematiche e scientifiche siano celebrate e studiate ancora oggi, le sue convinzioni bizzarre offrono uno spaccato affascinante della mente di uno dei pensatori più enigmatici della storia. Le sue regole di vita, come il divieto di mangiare fave, illustrano come la superstizione e la scienza potessero coesistere nel pensiero antico.

La scuola pitagorica, fondata da Pitagora a Crotone, nel sud Italia, fu un centro di innovazione scientifica e filosofica. Oltre al celebre teorema, i pitagorici contribuirono in modo significativo alla matematica, alla musica e alla cosmologia. La loro convinzione che i numeri fossero alla base di tutta la realtà influenzò profondamente il pensiero occidentale.

Le bizzarre convinzioni di Pitagora non oscurano il suo contributo fondamentale alla matematica e alla filosofia, ma aggiungono una dimensione umana al ritratto di un uomo spesso idealizzato. Questo contrasto tra la sua straordinaria intelligenza e le sue idiosincrasie personali rende Pitagora una figura complessa e affascinante, degna di studio non solo per i suoi teoremi, ma anche per le sue convinzioni e la sua vita.

Le pratiche religiose e filosofiche di Pitagora influenzarono profondamente la sua comunità. Il vegetarianismo, la purificazione rituale e la fede nella reincarnazione erano elementi chiave del suo insegnamento. Questi principi, insieme alle sue idee matematiche, formarono una visione del mondo unica che combinava scienza, religione e filosofia in un sistema coerente e influente.

L’eredità di Pitagora si estende oltre i confini della matematica e della filosofia. La sua scuola contribuì anche alla formazione di un’etica che promuoveva la pace, la giustizia e il rispetto per tutte le forme di vita. Questo approccio integrato alla conoscenza e alla morale ha lasciato un’impronta duratura nella cultura occidentale, influenzando pensatori e movimenti successivi.

Pitagora rimane una delle figure più enigmatiche della storia. La combinazione di genialità scientifica e eccentricità personale lo rende un soggetto affascinante di studio e riflessione. La sua vita, le sue opere e le sue convinzioni offrono uno spaccato unico di come scienza e superstizione potessero intrecciarsi nell’antichità.

Il suo impatto sulla matematica è indiscutibile: il teorema di Pitagora è ancora oggi uno dei pilastri della geometria. Ma è altrettanto importante riconoscere come le sue credenze personali e le sue pratiche quotidiane abbiano influenzato la sua vita e la sua eredità. Questo rende Pitagora non solo un grande matematico, ma anche un uomo di profonde convinzioni e curiosità.

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