Procrastinare, rinviare ad un altro momento, rimandare. Chi almeno una volta nella vita non si è ritrovato a non voler affrontare una situazione, un pagamento, una scelta, o semplicemente non aver voglia di studiare, lavorare o fare sport iniziando quindi a procrastinare? “Lo farò dopo”, ci si dice tra sé e sé, o semplicemente ci si applica in attività “inutili” per perdere quel tempo che ci divide dal portare a termine i nostri doveri. A tal proposito, gli scienziati hanno trovato una correlazione tra il dover portare a termine un compito ed il tempo che si ha a disposizione per farlo.
Una ricerca ha rivelato che nessuna scadenza o avere scadenze più brevi funzionano meglio per evitare di procrastinare un’attività. I partecipanti allo studio hanno dovuto rispondere ad un sondaggio online. Alcuni hanno ricevuto una scadenza di una settimana o di un mese. Altri erano liberi di compilare o meno il questionario senza limite di tempo. Lo studio ha rilevato che le risposte al sondaggio erano più basse per la scadenza di un mese e più alte quando non era stata specificata alcuna scadenza.
L’avere nessuna scadenza e avere una scadenza di una settimana ha portato a molte risposte anticipate. Viceversa, una lunga scadenza sembrava dare alle persone l’input per procrastinare, per poi dimenticare. I ricercatori sono giunti alla conclusione che specificare una scadenza più lunga rimuove l’urgenza di agire e, come conseguenza, le persone tendono a rimandare lo svolgimento del compito fino a scordarlo del tutto.
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Nonostante questa recente scoperta, c’è chi sostiene che procrastinare può avere i suoi benefici. Jihae Shin, professore all’Università del Wisconsin, ha chiesto ai partecipanti alla sua ricerca di generare nuove idee commerciali. Ad alcuni è stato detto di iniziare subito. Ad altri sono stati concessi cinque minuti per giocare a “Campo minato” o a “Solitario”. Alla fine tutti hanno presentato le loro idee e alcuni esperti esterni hanno valutato la loro originalità. Il risultato? Le idee dei procrastinatori sono state valutate come più creative del 28%.
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