Perché alcune cose le ricordiamo e altre no?

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Perché alcune cose le ricordiamo e altre no?

| 15/08/2024
Fonte: Pixabay

Il sonno è determinante nella selezione delle informazioni e nella loro codifica in ricordi permanenti

  • Delle tante attività che svolgiamo ogni giorno alcune restano nei ricordi, altre no
  • Il cervello effettua una selezione continua delle informazioni: alcune si trasformano in ricordi permanenti, altre vengono dimenticate
  • Uno studio ha scoperto che durante i momenti di pausa dell’attività cerebrale un gruppo di neuroni genera delle onde responsabili della codifica dei ricordi
  • Quando le esperienze diurne sono seguite da cinque a venti di queste onde, è più probabile che vengano riprodotte nel sonno, trasformandosi in ricordi permanenti
  • Le esperienze seguite da poche o nessuna onda non riescono a fissarsi e vengono dimenticate

 

Ogni giorno siamo immersi in numerose attività. Che si tratti di lavoro o di svago, di sport o di incontri con gli amici, qualsiasi cosa facciamo genera delle informazioni che arrivano al cervello e vengono archiviate come ricordi. Non tutto però rimane nella memoria. Alcune cose le ricordiamo facilmente e a lungo, di altre invece dopo poco tempo non resta traccia.

I ricordi di imprimono con i sogni

Uno studio della Grossman School of Medicine della New York University, spiega perché alcune cose le ricordiamo e altre no. Cos’è che spinge la mente a restare fissa su un’informazione e a decidere di scartare tutto il resto? Gli scienziati si sono anche chiesti come fa il cervello a consolidare selettivamente alcune cose dimenticandone altre.

I neuroscienziati hanno scoperto negli ultimi decenni che il cervello converte alcune esperienze quotidiane in ricordi duraturi durante il sonno della stessa notte. Il recente studio della New York University spiega il meccanismo che decide quali ricordi sono abbastanza importanti da essere conservati nel cervello, finché il sonno non li solidifica in modo permanente.

Le onde neuronali

Secondo la ricerca, durante i momenti di pausa dell’attività cerebrale, grandi gruppi di neuroni nell’ippocampo generano attività neuronali note come “onde increspate”, responsabili della codifica dei ricordi. Quando le esperienze diurne sono seguite da cinque a venti di queste onde, è più probabile che vengano riprodotte durante il sonno, rendendo i ricordi permanenti. Gli eventi seguiti da pochissime o nessuna onda non riescono a formare ricordi duraturi. Lo studio rileva che le forti increspature delle onde sono il meccanismo fisiologico utilizzato dal cervello per “decidere” cosa tenere e cosa scartare.

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Grazie alle loro ricerche, i medici sperano anche di poter aiutare in qualche modo non solo a selezionare quali ricordi sia più conveniente ricordare e quali no, ma, soprattutto, ad aiutare le persone a liberarsi dai ricordi traumatici.

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