Sappiamo tutti il significato del verbo “esigere“. Il termine proviene dal latino exigĕre. Si tratta dell’infinito presente attivo di “exigo” e la sua traduzione letterale è “riscuotere” o “pretendere”. Il termine è composto da “ex”, ovvero “fuori” e “ago”, che vuol dire “spingere”.
Detto ciò, “esigere” è un verbo e – in quanto tale – è soggetto alle coniugazioni. Vi siete mai chiesti qual è il participio passato di “esigere”? Probabilmente no, perché è davvero difficile trovarsi in un contesto dove poter utilizzare correttamente questo termine, eppure esiste e NON è quel che si potrebbe pensare. Il suo participio passato, difatti, non è “esigìto”, ovvero la coniugazione del verbo regolare. L’Accademia della Crusca ha fornito la risposta corretta spiegando tutti i dettagli.
Secondo quanto confermato dalla stessa Accademia della Crusca, il participio passato di “esigere” è “esatto“. Ma com’è possibile? “Per spiegarlo, sarà sufficiente ricordare che il verbo latino da cui deriva esigere era èxigo, exìgere, che aveva fra le sue voci un exactum da cui si è formato il participio italiano esatto”.
Come accennato, questo termine è molto raro da incontrare e si può trovare nel linguaggio burocratico per indicare la riscossione di una somma, come ad esempio “la somma esatta ammonta a mille euro”. Non a caso la parola “esattore” proviene dal latino exactor cioè “riscossore” che – come specificato poco fa – deriva da exigĕre, ovvero “esigere”.
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Eppure il termine “esatto” ha un altro significato nel linguaggio comune. Come spiega la stessa Accademia, “La forma esatto ha la stessa origine, ma funzioni completamente diverse: è un aggettivo che significa ‘preciso’, ‘giusto’ e che spesso è usato senza necessità col valore avverbiale di ‘precisamente’, ‘certamente'”.
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