L’ubicazione della tomba di Platone non è più un mistero. Un recente studio sui Papiri di Ercolano ha portato a scoprire il luogo dove sarebbe seppellito il grande filosofo greco.
I Papiri di Ercolano sono un insieme di 1800 rotoli rinvenuti nella Villa dei Papiri nel XVIII secolo, carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Contengono principalmente testi filosofici greci, in maggior parte del filosofo epicureo Filodemo di Gadara.
Uno studio realizzato dal professor Graziano Ranocchia, papirologo dell’Università di Pisa, ha analizzato alcuni dei papiri carbonizzati, riuscendo a reperire informazioni sulla tomba del grande filosofo greco. Ranocchia per decifrare i rotoli si è servito dell’Intelligenza Artificiale, della tomografia computerizzata, dell’imaging a infrarossi e della microscopia digitale ad alta definizione.
L’uso delle tecnologie ha consentito di leggere più di mille parole nascoste o sovrapposte negli strati di rotoli. Il testo analizzato trattava della Storia dell’Accademia, scritta nel I sec. a.C. da Filodemo di Gadara. Il lavoro ha consentito di recuperare il 30% in più di testo, rispetto all’ultimo studio condotto nel 1991, e rientra nel progetto di ricerca GreekSchools, condotto dal CNR e finanziato con fondi europei.
Finora si sapeva che Platone morì ad Atene e fu sepolto da qualche parte nella città, ma in base a quanto emerso dal papiro decifrato, il suo corpo riposa nell’Accademia di Atene, in un giardino vicino al Tempio delle Muse. L’Accademia era una scuola fondata da Platone fuori dalle mura della città nel 387 a.C., e il nome deriva dal leggendario eroe Acàdemo.
I testi riscrivono in parte anche la storia del filosofo: Platone potrebbe essere stato venduto come schiavo alla corte di Dioniso II, in Sicilia, nel 399 a.C., dopo la morte di Socrate, o nel 404 a.C., durante la conquista spartana di Egina. Ciò confuta le precedenti teorie che datavano l’incidente al 387 a.C., durante il soggiorno di Platone a Siracusa.
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Le righe decifrate rivelano inoltre anche un aneddoto relativo all’ultima notte del filosofo prima di morire. Per accompagnare e addolcire le sue ultime ore di vita, febbricitante nel letto, fu chiamata una musicista della Tracia a suonare il flauto. Il filosofo però non gradì l’esibizione e si lamentò dello scarso senso del ritmo della musicista barbara.
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