In passato il tempo si misurava con l’orologio ad acqua

Lo strumento nell’antica Grecia era utilizzato nei tribunali e nelle dispute tra filosofi per cronometrare i discorsi

 

Al giorno d’oggi segnare il tempo sembra una cosa scontata, poiché orologi, cellulari e vari dispositivi digitali ci consentono di conoscere l’ora esatta non solo del luogo in cui ci troviamo, ma anche di qualsiasi altra parte del mondo.

Gli orologi ad acqua in deflusso e afflusso

In passato misurare il tempo era una questione più complicata e si usavano strumenti diversi, come ad esempio la meridiana che però, aveva il limite di funzionare solo quando c’era il sole. I popoli ricorrevano quindi anche ad altri sistemi, come l’orologio ad acqua. Il primo esemplare conosciuto è datato al 1400 a.C., e proviene dalla tomba del faraone egiziano Amenhotep III, a Karnak.

Nel mondo antico esistevano due forme di orologi ad acqua: a deflusso e ad afflusso. In un orologio ad acqua a deflusso, l’interno di un contenitore era contrassegnato da linee di misurazione. L’acqua veniva lasciata fuoriuscire a un ritmo costante e gli osservatori erano in grado di leggere l’ora misurando l’abbassamento del livello dell’acqua.

Un orologio ad acqua in afflusso seguiva il principio contrario, cioè il gocciolamento costante dell’acqua che riempiva un contenitore contrassegnato da tacche di livello. Quando il livello massimo era raggiunto, l’acqua veniva fatta defluire all’esterno.

La clessidra greca

L’orologio ad acqua di Karnak è realizzato in alabastro ed ha la forma di un vaso di fiori contrassegnato da fasce esterne con ornamenti e scene raffiguranti il re Amenhotep III. L’orologio ad acqua presenta 12 colonne scolpite con 11 segni distanziati, che rappresentano le ore della notte. L’acqua scorreva attraverso un minuscolo foro posizionato al centro del fondo, defluendo sotto una figura seduta di babbuino. Per leggere l’ora, le persone scrutavano nel bacino e determinavano l’ora in base ai livelli raggiunti.

Intorno al 325 a.C. gli orologi ad acqua iniziarono ad essere utilizzati dai Greci, che chiamarono questo dispositivo clepsydra (“ladro d’acqua”). Uno degli usi dell’orologio ad acqua in Grecia, soprattutto ad Atene, era per la tempistica dei discorsi nei tribunali. Alcune fonti ateniesi indicano che l’orologio ad acqua veniva utilizzato anche durante i discorsi di vari personaggi illustri, tra cui Aristotele, Aristofane il drammaturgo e Demostene lo statista. L’orologio ad acqua cronometrava i discorsi e impediva che durassero troppo a lungo.

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Il sistema, tuttavia, non era esente da difetti. Innanzitutto, era necessaria una pressione costante dell’acqua per mantenere il flusso ad una velocità costante. Per risolvere questo problema, l’orologio veniva alimentato con acqua proveniente da un grande serbatoio in cui il livello era costante.

Con il tempo gli orologi ad acqua diventarono sempre più sofisticati riuscendo, attraverso un sistema di galleggianti e complicati meccanismi, a segnare non solo il trascorrere dei minuti e delle ore di una giornata, ma anche ad indicare il passare dei giorni e dei mesi.

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