Dare nomi più “inclusivi” ai dinosauri: l’appello dei paleontologi che fa discutere

La proposta di cui non potevamo fare a meno

 

A 200 anni dalla prima descrizione scientifica di un dinosauro, noto come Megalosaurus, un gruppo di paleontologi di fama internazionale sta sollevando la questione della necessità di rivedere le linee guida per assegnare nomi alle nuove specie di dinosauri. Il contesto è quello che ormai ci esce anche dalle orecchie: un maggior politically correct. L’obiettivo è infatti rendere i nomi più scientificamente rigorosi, inclusivi e rappresentativi del luogo e del contesto in cui vengono scoperti i fossili. Questo appello, riportato dal sito della rivista Nature, vuole mettere in risalto l’importanza di considerazioni etiche e culturali nella denominazione delle specie.

Il team di ricerca, guidato dalla paleobiologa Emma Dunne dell’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga, ha esaminato circa 1.500 nomi assegnati ai dinosauri dell’era mesozoica, che spazia da 251,9 milioni a 66 milioni di anni fa. Circa il 3% di questi nomi è stato considerato problematico a causa di associazioni con personaggi controversi o di riflessi di una cultura sessista, razzista o neocoloniale.

Si vorrebbe puntare su nomi basati sulle caratteristiche fisiche dell’animale

Evangelos Vlachos, paleontologo del Museo Egidio Feruglio in Argentina e uno degli autori dello studio, ha sottolineato che, sebbene il problema numerico sia relativamente insignificante, la sua importanza è significativa. Ha affermato che non è necessario un cambiamento immediato, ma piuttosto una revisione critica delle pratiche passate e l’implementazione di miglioramenti per il futuro. Una delle proposte avanzate è quella di scegliere nomi basati sulle caratteristiche fisiche dell’animale, contribuendo così a una comunicazione più accessibile al pubblico.

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Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, dal canto suo ha precisato l’importanza di legare i nomi alle località di ritrovamento e alle caratteristiche anatomiche delle specie, suggerendo anche un collegamento con la lingua e la cultura delle popolazioni locali spesso trascurate. Attualmente, la Commissione Internazionale sulla Nomenclatura Zoologica (ICZN) sta mostrando una resistenza al cambiamento retroattivo dei nomi delle specie, ma sta valutando nuovi sistemi di denominazione. Non ci resta che chiederci: ma c’era davvero bisogno di concentrarsi su questi aspetti così “fondamentali”?

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