Nelle tue scarpe

“mi chiamo Miriam e qualche tempo fa mio figlio è stato vittima di un gruppo di bulli abbastanza pericolosi. Mio figlio si chiama Sergio e fa la prima liceo. Dopo alcune settimane di tormento, sono riusciti a braccarlo fuori dal liceo (sì, uso questo termine perché non me ne viene in mente un altro) e gli hanno rubato cappotto e scarpe, lasciandolo lì infreddolito e umiliato. Non so esattamente quale sia la sua colpa, io e il padre abbiamo cercato di fare di tutto per arginare questi episodi. Credo solo perché sia un ragazzino perbene, studioso, taciturno. Dopo questo episodio, che non ha visto per fortuna violenza, ma è stato un furto a tutti gli effetti, lui si è sentito soprattutto umiliato. Ha cominciato a non voler più uscire di casa, aveva paura. Non voleva nemmeno più aver a che fare con gli amici di sempre, ragazzi con i quali è cresciuto, ma che secondo lui al momento del bisogno non ci sono stati.
Era molto arrabbiato con loro. Poi l’altra sera è uscito dalla sua camera ed è venuto a mostrarmi una chat. Io, con il suo permesso, ho deciso di inviarvela perché penso sia una cosa che dovremmo leggere tutti, sia chi è genitore sia chi si ritrova in queste situazioni.
Forse qui c’è un piccolo seme di speranza.”

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Una nostra lettrice, Miriam, ha deciso di condividere una storia che ha segnato profondamente la sua famiglia. Suo figlio Sergio, che frequenta la prima liceo, è stato vittima di bullismo da parte di un gruppo di ragazzi pericolosi.
Dopo settimane di tormenti, questi bulli sono riusciti a braccarlo fuori da scuola, rubandogli cappotto e scarpe, lasciandolo infreddolito e umiliato. Un atto che, pur senza violenza fisica diretta, è stato comunque un vero e proprio furto e un’umiliazione pubblica.

Non è chiaro perché sia stato preso di mira, forse semplicemente perché è un ragazzo perbene, studioso e riservato. Miriam e suo marito hanno fatto il possibile per proteggere Sergio e arginare la situazione, ma le conseguenze si sono fatte sentire: il ragazzo ha smesso di uscire, ha paura, non vuole più avere contatti nemmeno con gli amici di sempre, accusandoli di non essere stati presenti al momento del bisogno.

Poi, qualche sera fa, qualcosa è cambiato. Sergio è uscito dalla sua camera e ha mostrato a sua madre una chat, chiedendole di leggerla.
Con il suo permesso, Miriam ha deciso di condividerla, perché ritiene che sia importante per tutti, sia per i genitori sia per chi si ritrova in situazioni simili. Forse, in questa conversazione, si trova un piccolo seme di speranza.

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