Fonte: Commenti Memorabili
C’è chi non sopporta i rumori delle persone che masticano rumorosamente, e chi, invece, sente crescere l’irritazione a livelli cosmici alla sola vista di un piede che ondeggia sotto il tavolo. Se vi riconoscete nella seconda categoria, potreste essere tra quel 33% della popolazione colpita da misocinesia, ovvero – per dirla con finezza – “l’odio per i movimenti”.
Sì, esiste. Ed è più diffuso di quanto pensassimo. Lo dimostra uno studio canadese pubblicato su Scientific Reports, a firma del ricercatore Sumeet Jaswal e del team dell’Università della British Columbia (UBC). Parliamo della prima vera indagine scientifica approfondita su questo fenomeno ancora poco conosciuto, ma che ha un impatto reale – e spesso silenzioso – sulla vita quotidiana di moltissime persone.
Il nome può suonare come una rara malattia tropicale, ma in realtà è qualcosa di sorprendentemente quotidiano. La misocinesia è definita come una forte reazione emotiva negativa alla vista di piccoli movimenti ripetitivi compiuti da altre persone. Parliamo di mani che si agitano nervosamente, gambe che si muovono sotto la scrivania, penne che girano tra le dita in loop infinito. Gesti che, per alcuni, sono semplicemente… insopportabili.
Il team dell’UBC ha intervistato oltre 4.100 partecipanti, tra studenti universitari e adulti della popolazione generale, scoprendo che una persona su tre ammette di provare un certo livello di fastidio davanti a questi comportamenti.
Non si tratta solo di una piccola seccatura. Chi è particolarmente sensibile alla misocinesia può provare rabbia, frustrazione, ansia, fino al punto di evitare situazioni sociali o ambienti lavorativi per non esporsi a questi stimoli visivi. Il che, diciamocelo, non è esattamente l’ideale in un mondo dove siamo costantemente circondati da gente che si muove anche quando non serve.
Se la misocinesia vi suona nuova, è forse perché è stata a lungo oscurata dalla sua cugina più famosa, la misofonia, ovvero l’intolleranza ai suoni ripetitivi come lo schioccare delle labbra o il ticchettio delle unghie. Ma mentre la misofonia colpisce l’udito, la misocinesia gioca tutto sul versante visivo.
E la scienza? Beh, al momento brancola ancora un po’ nel buio. I ricercatori hanno ipotizzato che chi soffre di misocinesia possa avere una maggiore sensibilità visivo-attentiva, cioè una difficoltà a “filtrare” i movimenti distrattivi nell’ambiente circostante. Ma i primi test condotti su questo punto non hanno fornito prove convincenti.
Un’altra ipotesi, decisamente più affascinante, riguarda i neuroni specchio. Questi piccoli geni del cervello si attivano sia quando compiamo un’azione, sia quando vediamo qualcun altro farla. In pratica: se vediamo una persona agitarsi perché nervosa, il nostro cervello potrebbe inconsciamente imitare quello stato emotivo, facendoci sentire a nostra volta agitati o ansiosi. E voilà, ecco spiegata quella fastidiosa sensazione che sale quando qualcuno dondola la gamba a due centimetri dal nostro campo visivo.
Lo stesso Todd Handy, co-autore dello studio, ha raccontato di essersi interessato al fenomeno dopo che la sua compagna gli ha confessato che lui – proprio lui! – la stressava con i suoi movimenti irrequieti. Un caso da manuale.
Un ulteriore studio, condotto nel 2024 su un gruppo ristretto di volontari, suggerisce infine che chi soffre di misocinesia non riesca tanto a ignorare il movimento iniziale, quanto a distaccarsene mentalmente. In pratica, una volta notato il piede che si agita, non si riesce più a pensare ad altro.
La conclusione? La misocinesia esiste, è reale e colpisce moltissime persone – anche se spesso non se ne parla. È una condizione che può avere effetti significativi sulla qualità della vita, soprattutto in ambienti dove il controllo sul comportamento degli altri è limitato, come uffici, aule universitarie, mezzi pubblici.
“A chi soffre di misocinesia, non siete soli“, ha affermato Handy. “La vostra sfida è condivisa e concreta.”
Insomma, la prossima volta che qualcuno vi fissa con sguardo torvo mentre agitate le dita o fate rimbalzare il piede, non prendetela sul personale. Potrebbe semplicemente essere uno dei tanti che vivono ogni giorno una piccola, silenziosa guerra contro l’irrequietezza del mondo.
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