Ministro svedese soffre di bananofobia e vieta le banane nei locali in cui si trova

La vicenda di Paulina Brandberg, trapelata da alcune mail del suo staff, è diventata un caso in Svezia

 

La ministra svedese per l’Uguaglianza di Genere, Paulina Brandberg, è stata protagonista di un caso insolito che ha catturato l’attenzione pubblica: la sua fobia delle banane.

La vicenda è trapelata da alcune mail inviate dal suo staff per chiedere durante gli incontri pubblici che i locali frequentati dalla ministra fossero privi di banane, in quanto Brandberg soffre di «una forte allergia» al frutto.

Le dichiarazioni della ministra

In realtà si tratta di una fobia ammessa nel 2020 dalla stessa ministra con un post su X, in cui affermava di soffrire di «una delle fobie più strane al mondo». Il post è stato rimosso dopo il recente caso scoppiato in Svezia.

La bananofobia (così come in generale qualsiasi fobia legata al cibo) comporta un’avversione alla sola vista del frutto e al suo odore, con il manifestarsi di un forte stato d’ansia. La ministra, intervistata dopo il clamore suscitato dalla notizia, ha dichiarato all’Expressen che per il problema sta ricevendo «un aiuto professionale».

La solidarietà del mondo politico

A sostegno di Brandberg sono intervenuti diversi esponenti politici svedesi. Il primo ministro Ulf Kristersson ha dichiarato che il problema della ministra non ha avuto ripercussioni sul lavoro del governo. «Ho tutto il rispetto per le persone che hanno fobie diverse», ha dichiarato al Guardian. «Mi disturba quando un ministro del governo che lavora sodo per il Paese viene preso in giro per un problema personale».

Il ministro dell’istruzione, Johan Pehrson ha affermato che l’attenzione dei media, in risposta alle rivelazioni, è stata «assurda» e che bisognerebbe focalizzarsi sul lavoro di Brandberg a supporto delle donne fragili.

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Anche i membri dell’opposizione si sono espressi a sostegno della ministra. Teresa Carvalho, portavoce della politica legale dei Socialdemocratici, ha affermato di avere la stessa fobia. «Abbiamo avuto molti dibattiti difficili sulle condizioni di lavoro, ma su questo tema siamo uniti contro un nemico comune».

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