Un mese in punizione

“Mio padre ha abbandonato me e mia mamma quando avevo otto anni e da allora mia madre ovviamente è stata il mio unico punto di riferimento, la mia roccia, si è sempre fatta in quattro per me e le sono davvero grata per questo. Ma da quando deve crescermi da sola è diventata iper protettiva e severa… Io la capisco, ma ora che ho quindici anni sento il bisogno di più spazio e di più fiducia, che le ho dimostrato sempre di meritarmi, invece lei continua a essere soffocante e io non ne posso più. È successo già due settimane fa che mi mettesse in punizione solo perché ultimamente ho abbassato un po’ la media dei voti a scuola, perciò lei ha deciso di non farmi uscire per ben un mese. Io le ho fatto presente che secondo me era una reazione eccessiva ma lei non ha voluto ascoltarmi. Non potevo fare come se nulla fosse e non potevo rispettare questa sua scelta perché era troppo esagerata. Io non ho fatto niente di male e lei lo doveva capire. Ho quindi preso una decisione di emergenza per farle capire il suo gravissimo errore nei miei confronti.”

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Una nostra giovane follower ha deciso di raccontare una situazione che la sta facendo sentire profondamente frustrata e incompresa, e lo fa con parole molto sincere, cariche di emozione e desiderio di essere ascoltata. Ha quindici anni e vive da quando ne aveva otto solo con sua madre, dopo che il padre ha abbandonato entrambe. Un evento doloroso, che ha reso ancora più forte il legame con la figura materna, descritta come una donna che si è sempre data da fare, che non si è mai tirata indietro e a cui la nostra fan è profondamente grata.

Ma il suo racconto si concentra su un altro lato della medaglia: l’eccessiva severità e l’iperprotezione che questa madre, pur animata dalle migliori intenzioni, ha iniziato a esercitare. La nostra giovane amica spiega di sentirsi soffocata, limitata nella sua libertà e nella sua crescita personale. Racconta di aver sempre dimostrato di essere una ragazza responsabile, eppure, di fronte a un lieve calo nei risultati scolastici, si è vista infliggere una punizione pesantissima: un mese intero senza poter uscire.

Una decisione che lei giudica profondamente ingiusta. Non si tratta, infatti, di ribellione fine a se stessa, ma del desiderio di essere trattata con più fiducia, di essere ascoltata e considerata come una persona che sta crescendo e ha bisogno di confrontarsi con il mondo.

Non sentendosi ascoltata, ha deciso di agire: una scelta “di emergenza”, come la definisce lei stessa, con l’obiettivo di far riflettere sua madre sul peso delle sue decisioni. Una mossa forte, forse avventata, ma che nasce da un bisogno profondo di essere vista per ciò che è: una ragazza in cerca di autonomia, che non vuole deludere, ma solo respirare. Una storia che rappresenta bene le difficoltà del dialogo tra genitori e figli durante l’adolescenza, quel periodo fragile e prezioso in cui il bisogno di libertà si intreccia con il bisogno di essere ancora amati e protetti.

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