“Ero a lezione oggi e un mio collega mi ha toccata il fondoschiena. Ha senso che se è stato per meno di 10 SECONDI non è reato??? Sto cavalcando uno dei trend del momento. Ma questo trend è la storia di tante persone. Questo trend è la mia storia. Sono qui per parlare e non nascondermi. Chi deve vergognarsi è chi fa queste cose e non chi le subisce, la vittima. La parola vittima è associata a un senso di impotenza, a un atteggiamento di chi piagnucola. Voglio che invece il concetto di vittima sia associato all’immagine di una persona che te la farà pagare cara, dato che hai sbagliato. è stato toccato il culo della persona sbagliata!! Non me ne starò buona e zitta, senza dire una parola sull’accaduto. Caro R**** G***** me la pagherai cara. Ero all’università. Stavo prendendo una cosa a una macchinetta ed ero intenta a capire cosa prendere. Quando a un certo punto da dietro sento una mano che mi si insinua tra le felle del culo (scusate il francesismo, ma è inutile girarci intorno). Ma non sulle chiappe, cioè non in superficie (che comunque sarebbe pure sbagliato). La mano cercava di andare in profondità. Mi sono sentita agghiacciare e d’istinto ho fatto un balzo di lato. Quanto è durato?? E che ne so io. Per me un’eternità… abbastanza da farmi gelare il sangue, abbastanza da farmi sentire incazzata nera.”
Scrivete cosa ne pensate nei commenti di Facebook e Buona lettura!
La nostra fan condivide un’esperienza spiacevole e inquietante che ha vissuto recentemente all’università, dove un suo collega ha avuto un comportamento inappropriato e invasivo toccandole il fondoschiena mentre era distratta davanti a una macchinetta. La gravità dell’accaduto si percepisce chiaramente nella sua narrazione, che sottolinea come, nonostante la brevità del contatto fisico, l’incidente abbia avuto un impatto emotivo profondo e duraturo su di lei.
Contrariata e arrabbiata, la nostra fan rifiuta di rimanere in silenzio riguardo a quanto accaduto, sfidando l’idea che chi subisce un torto debba sentirsi impotente o vittima in un senso passivo. Lei rivendica un’accezione del termine “vittima” che conferisce forza e determinazione, esprimendo la volontà di far fronte alla situazione attivamente e di far sì che la persona responsabile del gesto ne subisca le conseguenze.
L’atteggiamento del nostro fan è un esempio di come la resistenza e l’azione possono essere una risposta potente contro le violazioni personali e di come la denuncia e la discussione aperta di tali esperienze siano essenziali per cambiare le percezioni culturali e le reazioni nei confronti di simili comportamenti inaccettabili. Lei invoca un cambiamento nel modo in cui la società risponde a queste situazioni, spostando la vergogna e la colpa da chi subisce all’aggressore, e si impegna a non lasciare che l’incidente passi sotto silenzio.
Share