L’importante è partecipare (ma non per tutti). Stando ad uno studio scientifico, questo motto non è gioiosamente applicabile durante le competizioni sportive. C’è chi partecipa per gareggiare e chi, invece, partecipa proprio per vincere. L’analisi in questione, condotta a seguito delle Olimpiadi di Barcellona del 1992, stabilisce che i vincitori di medaglie di bronzo sarebbero addirittura più felici e soddisfatti rispetto a quelli che riuscirebbero ad ottenerla d’argento.
L’insoddisfazione nell’ottenere il secondo posto rispetto al terzo celerebbe un pensiero controfattuale, vale a dire un pentimento post competizione da parte dell’atleta, reo di non aver dato abbastanza in campo per raggiungere il tanto agognato primo posto.
Più specificatamente, chi ottiene la terza posizione si sentirebbe sollevato di non essere al secondo posto e, allo stesso tempo, felice di aver ottenuto una medaglia.
Lo studio, condotto nel 1995 dagli psicologi Victoria Medvec e Thomas Gilovich presso la Cornell University di New York e da Scott Madey dell’Università di Toledo, in Ohio, consisteva nel chiedere ad alcuni studenti di analizzare le espressioni facciali degli atleti una volta aver vinto una competizione e di dare un voto da 1 a 10. Quest’ultimo doveva definire il loro grado di felicità per la vittoria ottenuta.
Dopo l’ottenimento della medaglia, i vincitori di quella d’argento ottennero un punteggio pari a 4,8. Quelli della medaglia di bronzo, invece, si attestarono su un punteggio pari a 7.1.
Dallo studio è quindi trapelato che quelli che solitamente si posizionano terzi sono più felici rispetto ai secondi in quanto rischiavano di non arrivare nemmeno sul podio. Al contrario, i secondi rimangono invece con il classico “amaro in bocca” per non aver dato abbastanza per arrivare primi.
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Secondo gli esperti, da qui si esprime il grado di felicità dei vincitori delle medaglie di bronzo e la grande insoddisfazione di quelli d’argento.
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