Mai Tim Shaddock avrebbe potuto pensare che il suo viaggio in barca per raggiungere la Polinesia francese dalle coste del Messico sarebbe durato oltre due mesi. Il marinaio è stato infatti sorpreso da una tempesta che ha mandato alla deriva il suo peschereccio. Per due lunghissimi mesi è rimasto in balia delle onde insieme al suo cane Bella fino a quando un elicottero li ha avvistati. Ma come ha fatto a sopravvivere? Ha mangiato pesce crudo e bevuto acqua piovana. Nonostante sia visibilmente deperito, secondo il medico che lo ha visitato aveva buoni parametri vitali, era “stabile e stava bene”. Stesso discorso vale per Bella.
Per riuscire a sopravvivere è stata essenziale la costruzione di una piccola tettoia che ha installato sulla barca che lo ha aiutato a ripararsi dal sole e a proteggersi dalla disidratazione. Shaddock ha raccontato quanto sia stato provante questo periodo trascorso alla deriva, spiegando che avere Bella a bordo lo ha aiutato moltissimo: “Ho vissuto una prova molto difficile in mare. Ho bisogno di riposo e di buon cibo perché sono stato a lungo da solo in mare. Per il resto sono in ottima salute. Avere Bella con me credo abbia fatto la differenza. Si vive giorno per giorno e bisogna avere un atteggiamento mentale molto positivo per superare questo tipo di prova e non arrendersi”.
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Interrogato sul caso, il professor Mike Tipton – un esperto di sopravvivenza negli oceani – ha fatto sapere che quello di Shaddock è stato un caso di combinazione di fortuna e abilità. E anche sapere, ad esempio, come ha fatto Tim, che durante il caldo del giorno è necessario proteggersi perché l’ultima cosa che si vuole quando si rischia di disidratarsi è sudare. Tipton ha anche sostenuto è stato fondamentale per lui poter assicurarsi una scorta d’acqua fresca. Questo dipende molto dal clima e dalla posizione in quanto tali viaggi di grande durata solitamente si svolgono nel Pacifico. Inoltre si tratta di ambienti caldi perché in posti freddi la sopravvivenza non è la medesima. Ha però precisato: “La gente deve rendersi conto di quanto sia piccola la barca e quanto sia vasto il Pacifico. Le possibilità che qualcuno venga ritrovato sono piuttosto scarse”.
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